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Letto da noi

Ancora 1

LE BRACI

Il romanzo uscì nel 1942 con il titolo originario in ungherese "A Gyertyák Csonkig Egnek" (che tradotto letteralmente significa "Le candele bruciano fino allo stoppino") e fu pubblicato in Italia nel 1998 da Adelphi con il titolo “Le braci”.  

È un libro sulla memoria e la disillusione, sull'orgoglio e la presunzione degli uomini, sulla complessità e fragilità dell’essere umano, su come si riesca a sopravvivere incarnandosi nelle proprie ossessioni. Molti sono i riferimenti filosofici e letterari che si incontrano durante la lettura del romanzo, tra cui il più riconoscibile è il “De amicitia” di Cicerone.

Tutto è raccontato minuziosamente in progressivi ed incalzanti monologhi che tessono l’intenso dialogo tra due uomini che da giovani sono stati inseparabili, che si sono voluti bene, ma che sono rimasti invischiati nella prepotenza della vita, delle scelte e delle conseguenze. Tornano ad incontrarsi, dopo quarantuno lunghi anni, nella cupa cornice di un castello in Carinzia, quando della loro amicizia passata ormai rimane molto poco. Il fuoco ardente delle loro avventure, dei loro sogni, delle loro condivisioni, è spento. Ma ne rimangono le braci, ancora ardenti sotto la spessa coltre di cenere deposta durante il lungo periodo di attesa. Una sorta di ” duello senza spade” dove affiorano fedeltà tradite, invidie taciute e amori confermati ed inespressi. Márai - con stile poetico, ma asciutto ed essenziale, nel quale sono importanti le parole quanto i silenzi – conduce sapientemente in un labirinto di emozioni, svelando poco a poco, oltre alla storia, anche la psicologia e le personalità contrastanti dei personaggi, e trascinando il lettore in un crescendo virtuoso ed intensissimo di tensione e di bruciante desiderio di verità.

Incipit:

"In mattinata il generale si soffermò a lungo nella cantina del vigneto. Vi si era recato all'alba insieme al vignaiolo perché due botti del suo vino avevano cominciato a fermentare. Quando finì di imbottigliarlo e fece ritorno a casa, erano già le undici passate. Ai piedi delle colonne, sotto il portico lastricato di pietre umide ricoperte di muffa, lo attendeva il guardiacaccia, che porse una lettera al padrone appena arrivato.

"Cosa vuoi?" disse il generale, e si arrestò con aria seccata. Spinse indietro sulla fronte il cappello di paglia a tesa larga che gli ombreggiava il viso arrossato. Da anni ormai non apriva né leggeva lettere. La corrispondenza veniva aperta e selezionata da un impiegato dell'ufficio dell'intendente."

SÁNDOR MÁRAI (Košice, 11 aprile 1900 – San Diego, 22 febbraio 1989)

Sándor Márai, in origine Sándor Károly Henrik Groschenschmied de Mára, è stato uno scrittore, poeta e giornalista ungherese naturalizzato statunitense. Nacque a Kassa (oggi Košice), che allora faceva parte dell'Ungheria ed oggi appartiene alla Slovacchia, da un'antica famiglia sassone della piccola nobiltà ungherese. Márai visse agiatamente per un certo periodo a Berlino, prima della disastrosa crisi inflazionistica che colpì in quegli anni la Germania, poi fu inviato dalla Frankfurter Zeitung, di cui era collaboratore, a Parigi come corrispondente. Nella capitale francese però non riuscì a mantenere lo stesso tenore di vita del passato e in poco tempo si ritrovò in gravi ristrettezze economiche. Nel 1928 fece ritorno in Ungheria e si stabilì a Budapest, dove, nel corso del ventennio successivo, pubblicò numerosi romanzi nella propria lingua madre (“I ribelli”, 1930; “Le confessioni di un borghese”, 1934; “Divorzio a Buda”, 1935; “L’eredità di Eszter”, 1939; “La recita di Bolzano”, 1940; “Le braci”, 1942), che con prosa musicale indagano le pieghe più intime di personaggi che incarnano il malinconico disfacimento della mitteleuropa. Critico nei confronti sia del regime nazista che di quello comunista, che salì al potere dopo la seconda guerra mondiale, riuscì a scampare al conflitto, ma le persecuzioni dei comunisti lo costrinsero ad abbandonare l'Ungheria nel 1948. Si rifugiò in Svizzera fino al 1950 e da lì si spostò a Napoli, vivendo sempre in condizioni precarie, per poi trasferirsi negli Stati Uniti, dove acquisì la cittadinanza nel 1957. D’indole schiva e solitaria, continuò a scrivere nella sua lingua madre circondato dall'indifferenza e sempre più emarginato. La morte per cancro della moglie e il successivo decesso del figlio segnarono la caduta in un profondo stato di depressione, fino a quando, nel febbraio 1989, si tolse la vita con un colpo di rivoltella. Secondo le sue volontà, il corpo fu cremato e le sue ceneri furono disperse nel Pacifico. Nove mesi dopo, cadde il Muro di Berlino, e con esso anche il regime comunista in Ungheria che era stata la causa del lungo esilio dello scrittore. Largamente trascurata al di fuori dell'Ungheria, la sua opera (fatta di poesie, romanzi e diari) è stata scoperta tardivamente e ripubblicata in francese (1992), inglese, tedesco e italiano, ed è ora considerata parte dei capolavori della letteratura europea del XX secolo.          

Opere pubblicate in italiano:

  • Divorzio a Buda (Baldini & Castoldi, 1938)

  • L'amante del sogno (Baldini & Castoldi, 1941)

  • Le braci (Adelphi, 1998)

  • L'eredità di Eszter (Adelphi, 1999)

  • La recita di Bolzano (Adelphi, 2000)

  • I ribelli (Adelphi, 2001)

  • Truciolo (Adelphi, 2002)

  • Divorzio a Buda (Adelphi, 2002)

  • Confessioni di un borghese (Adelphi, 2003)

  • La donna giusta (Adelphi, 2004)

  • L'eredità di Eszter (Adelphi, 2004)

  • La recita di Bolzano (Adelphi, 2005)

  • Terra, terra!... Ricordi (Adelphi, 2006)

  • La sorella (Adelphi, 2006)

  • L'isola (Adelphi, 2007)

  • Liberazione (Adelphi, 2008)

  • L'ultimo dono (Adelphi, 2009)

  • Il vento viene da Ovest (Mondadori, 2009)

  • Il sangue di San Gennaro (Adelphi, 2010)

  • Il gabbiano (Adelphi, 2011)

  • Sindbad torna a casa (Adelphi, 2013)

  • Volevo tacere (Adelphi, 2017)

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