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L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL'ESSERE

“L’insostenibile leggerezza dell’essere” (in ceco: “Nesnesitelná lehkost bytí”), considerato una pietra miliare della letteratura del ‘900, è l’esempio più riuscito della forma del “romanzo-saggio” cara all'autore.

Il libro racconta le vite incrociate di quattro personaggi, sullo sfondo degli avvenimenti drammatici della “Primavera di Praga” e dell’invasione russa in Cecoslovacchia ed è anche una riflessione su alcune grandi domande della vita: il valore delle scelte individuali e la difficoltà di prendere scelte che siano davvero risolutive, la contrapposizione tra anima e corpo (e dunque tra l’amore e il sesso e tra la fedeltà e il tradimento), l’incapacità di comprendersi, la fatalità e le coincidenze, leggerezza e pesantezza, positivo e negativo.

Siamo a Praga intorno al 1968. Tomáš è un chirurgo famoso con un matrimonio fallimentare alle spalle (da cui è nato un figlio con cui non vuole avere rapporti), che intrattiene relazioni che lui stesso definisce “amicizie erotiche” con diverse donne. In seguito a una serie di casualità, incontra la fragile e disarmata Tereza e si lega a lei. Quando l'invasione sovietica chiude l’esperienza della “Primavera di Praga”, ovvero del tentativo di liberazione dal regime comunista instaurato in Cecoslovacchia nel secondo dopoguerra, i due fuggono in Svizzera, a Zurigo, salvo poi fare ritorno nella capitale, dove Tomáš perde il lavoro, a causa della pubblicazione di un articolo mal interpretato dal regime, che lui si rifiuta di ritrattare. Pur essendo spiritualmente fedele a Tereza, Tomáš non può fare a meno di continuare ad avere delle amanti. Una di queste è Sabina, pittrice, la quale, scappata anch'essa da Praga, inizia a Ginevra una relazione con Franz, un professore universitario sposato. Gli sviluppi delle loro vicende e la situazione politica del Paese portano i quattro personaggi ad allontanarsi ulteriormente: Sabina si trasferisce in America, dove potrà conservare la propria libertà sociale e sentimentale; Franz in Cambogia, aderendo a una missione umanitaria; Tereza e Tomáš in una località di campagna, inseguendo il desiderio di una vita serena e appartata, distante dalla politica e dalla minaccia delle altre donne.

Incipit:

"L'idea dell'eterno ritorno è misteriosa e con essa Nietzsche ha messo molti filosofi nell'imbarazzo: pensare che un giorno ogni cosa si ripeterà così come l'abbiamo già vissuta, e che anche questa ripetizione debba ripetersi all'infinito! Che significato ha questo folle mito?

Il mito dell'eterno ritorno afferma, per negazione, che la vita che scompare una volta per sempre, che non ritorna, è simile a un'ombra, è priva di peso, è morta già in precedenza, e che, sia stata essa terribile, bella o splendida, quel terrore, quello splendore, quella bellezza non significano nulla. Non occorre tenerne conto, come di una guerra fra due Stati africani del quattordicesimo secolo che non ha cambiato nulla sulla faccia della terra, benché trecentomila negri vi abbiano trovato la morte fra torture indicibili."

Ha detto del romanzo (Italo Calvino:

“Il suo romanzo ci dimostra come nella vita tutto quello che scegliamo e apprezziamo come leggero non tarda a rivelare il proprio peso insostenibile. Forse solo la vivacità e la mobilità dell'intelligenza sfuggono a questa condanna: le qualità con cui è scritto il romanzo, che appartengono a un altro universo da quello del vivere.” 

MILAN KUNDERA (Brno, 1º aprile 1929)

Nato nel 1929 a Brno, nell'allora Cecoslovacchia, è uno scrittore, poeta, saggista e drammaturgo.

Suo padre Ludvík era un rinomato pianista, nonché direttore dell'Accademia musicale di Brno, quindi fin da piccolo Kundera studiò musica, in particolare pianoforte, e fu, da giovane, musicista jazz. La passione per la musica torna anche spesso nei suoi testi letterari. Dopo aver seguito per un anno i corsi di letteratura all'Università Carlo di Praga, Kundera passò alla Facoltà di Arti Cinematografiche, dove si laureò ed in seguito tenne per un breve periodo corsi di letterature comparate. Nel 1948, ancora studente, si iscrisse al partito comunista, dal quale fu dapprima espulso nel 1950 per via di alcune sue critiche, e poi riammesso nel 1956, diventando un punto di riferimento importante nelle discussioni di quegli anni.

Dopo aver esordito come poeta, ottenne un discreto successo a partire dal 1963 con i volumi di racconti “Amori ridicoli”. Nel suo primo romanzo (“Lo scherzo”, uscito nel 1967 e vincitore del premio dell'Unione degli Scrittori Cechi), l'ironia diventa molto più vasta e complessa. Nel 1968 si schierò apertamente a favore della cosiddetta "Primavera di Praga", e fu per questo costretto a lasciare il posto di docente e, nel 1970, nuovamente espulso dal partito. Nel 1975 emigrò in Francia, dove ha insegnato alle università di Rennes e di Parigi, e dove tuttora vive con la moglie. Nei libri successivi, Kundera svilupperà un proprio stile personale, quello del "romanzo-saggio", alternando elementi tipicamente narrativi a vere e proprie parentesi saggistiche. A causa delle sue posizioni, i romanzi “La vita è altrove” (1973), “Il valzer degli addii” (1975) e “Il libro del riso e dell’oblio” (1978) furono pubblicati all'estero e vietati in Patria, dove nel 1979 gli fu tolta la cittadinanza. Nel 1981, grazie a un interessamento da parte del presidente Mitterrand, ottenne quella francese. Scritto nel 1982 e uscito per la prima volta in Francia due anni più tardi, “L'insostenibile leggerezza dell'essere” è dai più considerato il capolavoro di Milan Kundera. Sicuramente, è il romanzo che gli ha dato fama mondiale. Negli anni Novanta ha iniziato a scrivere romanzi in lingua francese, realizzando una sorta di ideale trilogia incentrata su i vizi e vezzi umani quotidiani: “La lentezza” (1995), “L'identità” (1997) e “L'ignoranza” (2001). "L'ignoranza” è, forse, per ora, l' ultima parola di Kundera, sia pure pronunciata attraverso la voce di un personaggio.  In seguito, l'autore si è dedicato in prevalenza alla produzione saggistica, firmando tra l'altro “Il sipario” (2004) e “Un incontro” (2009), in cui approfondisce le sue riflessioni teoriche sul romanzo e sulla scrittura.“La festa dell'insignificanza”, del 2013, può essere considerato una sintesi di tutta la sua opera.

Tra i molti riconoscimenti: il Prix Médicis nel 1973, nel 1981 l'American Common Wealth Award alla carriera (insieme a Tennesee Williams), il premio Mondello nel 1978, il Jerusalem Prix nel 1985, la Legion d'Onore nel 1990, il Premio Herder nel 2000. Nel 2011 le sue opere sono state raccolte in due volumi nella "Bibliothèque de la Pléiade", collana prestigiosa della Gallimard dove solo raramente vengono ammessi autori viventi.  Milan Kundera è stato anche più volte tra i favoriti all'assegnazione del Premio Nobel per la Letteratura.

Romanzi:

  • Lo scherzo (Žert, 1967)

  • Il valzer degli addii (Valčík na rozloučenou, 1972)

  • La vita è altrove (Život je jinde, 1973)

  • Il libro del riso e dell'oblio (Kniha smíchu a zapomnění, 1978)

  • L'insostenibile leggerezza dell'essere (Nesnesitelná lehkost bytí, 1984)

  • L'immortalità (Nesmrtelnost, 1990)

  • La lentezza (La Lenteur, 1995)

  • L'identità (L'Identité, 1997)

  • L'ignoranza (L'Ignorance, 2001)

  • La Festa dell'insignificanza (La fête de l'insignifiance, 2013)

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