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Letto da noi

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FRANKENSTEIN

Nato quasi per gioco, il romanzo più famoso di Mary Shelley porta come titolo, per intero, “Frankenstein, o il moderno Prometeo”.

L’idea di scrivere una storia di questo tipo risale al 1816 quando l’autrice, appena diciannovenne, si trovava ospite di Lord Byron a Villa Diodati, a Ginevra, con il marito Percy e con il medico John William Polidori. Costretti in casa dal cattivo tempo, per sconfiggere la noia Byron invita i suoi ospiti, con i quali si dilettava tra le altre cose a leggere racconti tedeschi dell’orrore, a competere in una gara di scrittura sul soprannaturale a chi inventava la trama più terrificante. Polidori scrive "Il Vampiro" - che in seguito avrebbe fornito terreno fertile a Bram Stoker per il suo Dracula - e Mary Shelley scrive “Frankenstein”, una favola fantascientifica che, grazie all’incoraggiamento di Percy, si svilupperà nel romanzo che, oltre che diventare un caposaldo della letteratura britannica e mondiale, sarà di fatto l’iniziatore del genere, un’opera romantica capace di primeggiare e superare il romanzo gotico.

L’ispirazione per Victor Frankenstein, il giovane scienziato che, spinto dall’ardore della ricerca scientifica, trova il modo di creare la vita assemblando pezzi di cadaveri, viene a Mary Shelley dagli esperimenti per rianimare la materia morta condotti nel XVIII secolo da Erasmus Darwin, nonno del più celebre Charles. Di qui, l’intuizione di parlare della creazione della vita da parte di un uomo, che, con il suo atto, si mettesse in competizione con il Dio Creatore esattamente come Prometeo aveva fatto nel mito di Ovidio.

Portato a termine tra il 1816 e il 1817, dopo vari tentativi di pubblicazione, il 1° gennaio 1818 l'opera appare in forma anonima, con una prefazione scritta da Percy Shelley, presso una piccola casa editrice, la Lackington. Il romanzo, con la sua vicenda di una relazione tra cugini e di uno scienziato pazzo che crea la vita, suscita scandalo e viene male accolto dalla critica, in quanto l'orrore narrato viene visto non  soltanto come una possibile pericolosa deriva dello sviluppo tecnologico, ma anche un affronto alla morale e alla religione. Anche per mitigare queste reazioni avverse, nel 1831 Mary Shelley decide di dare alle stampe una seconda edizione emendata.

 

In seguito, il Frankenstein di Mary Shelley ha ispirato innumerevoli trasposizioni, tra adattamenti teatrali e cinematografici e fumetti. Quanto al cinema, il primo soggetto per il grande schermo basato sulla storia di Frankenstein risale al 1910. Fu un cortometraggio muto girato negli Edison Studios di New York, la cui pellicola andò a lungo perduta fino al ritrovamento avvenuto nel 1980. Delle trasposizioni più moderne, citiamo quella del 1994 diretta da Kenneth Branagh, “Frankenstein di Mary Shelley”, e “Frankenstein Junior”, la divertente parodia di Mel Brooks del 1974.

Incipit:

 

Lettera I

 

Alla Signora Saville, Inghilterra

Pietroburgo, 11 dicembre 17 —

 

Ti rallegrerai nell’apprendere che nessun disastro ha accompagnato l’inizio di un’impresa alla quale tu guardavi con tanti cattivi presentimenti. Sono arrivato qui ieri, e la prima preoccupazione è stata di rassicurarti, cara sorella, sul fatto che sto bene e che nutro una fiducia crescente verso quanto ho intrapreso.

Sono già molto più a nord di Londra, e mentre cammino per le strade di Pietroburgo sento una fredda brezza di settentrione che mi sfiora le guance, mi rinvigorisce i nervi e mi riempie di gioia. Puoi capire questo mio sentimento? Questa brezza, che arriva dalle regioni verso cui sto andando, mi dà un assaggio di quei climi ghiacciati. Incoraggiati da questo vento pieno di promesse, i miei sogni ad occhi aperti diventano più vividi e appassionati. Cerco invano di convincermi che il polo è il regno del gelo e della desolazione: alla mia fantasia si presenta sempre come una regione piena di bellezza e di delizia. Là, Margaret, il sole è sempre visibile: il suo ampio disco sfiora appena l’orizzonte e diffonde uno splendore perpetuo. Là — se mi consenti, sorella mia, di fidarmi dei navigatori che mi hanno preceduto — la neve e gelo sono banditi, e, veleggiando su un mare calmo, si può essere trasportati in una terra che sorpassa per bellezza e meraviglia ogni regione del mondo finora scoperta.

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MARY SHELLEY (Londra, 30 agosto 1797 – Londra, 1º febbraio 1851)

Secondogenita di Mary Wollstonecraft, attivista per i diritti della donna, e primogenita del filosofo e politico William Godwin, Mary Shelley - nata Mary Wollstonecraft Godwin - è stata una scrittrice, saggista e filosofa britannica.

La madre morì poco dopo il parto, lasciando al marito sia Mary sia la sorellastra Claire, nata da una precedente relazione. Quando l’autrice aveva solo tre anni, il padre si risposò con una vicina già madre di altri due figli: nonostante il rapporto non idilliaco con la matrigna, la Shelley ebbe comunque una giovinezza felice e spensierata. Educata in modo liberale e molto progressista per il tempo, ebbe una governante, un tutore e libero accesso alla biblioteca di casa, oltre all'opportunità di assistere alle visite di alcuni intellettuali e di fare veri e propri viaggi di istruzione organizzati dal padre. Nel 1812, Godwin mandò Mary vicino a Dundee, in Scozia, dall’amico William Baxter. Nel periodo intercorso in Scozia Mary incontrò e si innamorò del poeta romantico e filosofo radicale Percy Bysshe Shelley, all'epoca già sposato, e nel 1814 fuggì con lui in segreto in Francia per sottrarsi all’opposizione al loro rapporto da parte del padre e della società più in generale. Passati dalla Francia alla Svizzera, a causa della penuria di denaro ed essendo Mary rimasta incinta durante il viaggio, decisero infine di tornare indietro. Nel 1815 Mary diede alla luce una bimba prematura, che morì circa due settimane dopo. L’anno successivo nacque il secondo figlio di Mary e Percy, che fu chiamato William in onore di Godwin, e i tre si diressero presso il lago Lemano di Ginevra per trascorrere l'estate con il poeta Lord Byron, che di recente aveva cominciato una relazione con la sorellastra di Mary, Claire. Mary cominciò a definirsi "Signora Shelley" e descrisse il periodo svizzero come "il momento in cui passai dall'adolescenza all'età adulta". L'eruzione del vulcano Tambora, in Indonesia, avvenuta l'anno prima, causò temperature rigidissime, anche d'estate. Costretti a rinchiudersi nella casa di Byron, Villa Diodati, per giornate intere, gli amici trascorrevano il tempo leggendo, discorrendo e scrivendo. Influenzato dalle letture tratte dall'antologia tedesca Fantasmagoriana, Byron propose ad ognuno di scrivere per gioco una storia di fantasmi. Fu così che Mary, ispirata da un’idea che le venne nel dormiveglia, cominciò a scrivere la storia di Frankenstein, dandole l'impostazione di un racconto breve. Fu il marito Percy che, dopo aver letto la prima bozza, la incoraggiò a proseguire ed espanderla, facendone scaturire quello che sarebbe divenuto il romanzo d'esordio e più famoso di Mary Shelley: “Frankenstein; ovvero il moderno Prometeo”, che venne pubblicato anonimo nel 1818. Lo stesso anno la coppia lasciò l'Inghilterra per raggiungere l'Italia, dove la scrittrice diede alla luce altri tre figli, di cui però solo uno sopravvisse. Gli anni italiani furono intensi sia dal punto di vista intellettuale che creativo per entrambi i coniugi Shelley. Quando, nel 1822, Percy perse la vita annegando durante una tempesta in mare, Mary tornò in Inghilterra, vittima di una paralisi progressiva probabilmente causata da un tumore al cervello che la condusse alla morte a soli 54 anni.

Nonostante Frankenstein sia l’apice della sua carriera, Mary Shelley scrisse anche altre opere meno conosciute. Tra queste “Matilda”, pubblicato postumo solo nel 1959, scritto a seguito della perdita del primo figlio e incentrato sulla storia d’amore incestuoso tra padre e figlia. Sulla scia del suo capolavoro, poi, c’è anche “L’ultimo uomo”, un romanzo apocalittico e fantascientifico. Infine, tra gli ultimi lavori, “Lodore”, in cui le protagoniste sono una vedova e sua figlia, e “Falkner”, storia di una donna educata da un padre tirannico e unica opera a presentare un lieto fine.

 

Opere:

  • Mounseer Nongtongpaw or The Discoveries of John Bull in a Trip to Paris, 1808

  • Storia di un viaggio di sei settimane (con il contributo di Percy Bysshe Shelley), 1817

  • Frankenstein, o il moderno Prometeo,1818

  • Matilda, 1819

  • Maurice o La capanna del pescatore, 1820

  • Valperga, 1823

  • L'ultimo uomo, 1826,

  • The Fortunes of Perkin Warbeck, 1830

  • Lodore, 1835

  • Falkner, 1837

  • A zonzo per la Germania e per l'Italia, 1844

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