Letto da noi
SULLA STRADA (ON THE ROAD)
“On the road” si presenta come la cronaca romanzata dei viaggi intrapresi tra il 1947 e il 1950 dal giovane Kerouac in compagnia principalmente dell’amico Neal Cassady. E’ la lucida ed amara testimonianza delle speranze e delle illusioni di un’intera generazione, quella che a posteriori si è poi identificata con il movimento culturale della “beat generation” [1]. La storia è narrata in prima persona da Sal Paradise, giovane newyorkese, aspirante scrittore e trasposizione autobiografica di Kerouac medesimo. Sal incontra un ragazzo dell'Ovest appena uscito dal riformatorio, Dean Moriarty (controfigura letteraria di Dean Cassady e anima del romanzo), che lo colpisce subito per la sua sfrenata ricerca di libertà, il suo rifiuto delle convenzioni sociali e la sua passione per la vita, le droghe, l’alcol e le donne. Sal segue Dean in una serie di viaggi all'inseguimento dei loro sogni di sballo e libertà: l'importante è andare, non si sa dove né perché, ma l'importante è restare sulla strada. Un continuo andare avanti e indietro per le strade degli gli Stati Uniti, fino ad arrivare in Messico, con ogni mezzo (dai passaggi in autostop, agli spostamenti in autobus, alle corse in macchina). La fuga continua di Dean ha in sé qualcosa di epico e di folle e Sal non può fare a meno di ammirarlo: è lui che decide dove andare, lui che guida, lui che lancia le idee. Sal è solo un passeggero, un giovane uomo troppo confuso e senza personalità. Senza Dean sarebbe perduto, e lui lo sa. “On the road” è in definitiva il racconto di un’esistenza come fuga, di un viaggio che non porta a niente, di una ricerca di sé infruttuosa. E’ la rappresentazione della difficoltà, per i giovani protagonisti, di trovare la loro vera identità. E’ l’esempio delle contraddizioni dell’America stessa.
Incipit:
“La prima volta che incontrai Dean fu poco tempo dopo che io e mia moglie ci separammo. Avevo appena superato una seria malattia della quale non mi prenderò la briga di parlare, sennonché ebbe qualcosa a che fare con la triste e penosa rottura e con la sensazione da parte mia che tutto fosse morto. Con l'arrivo di Dean Moriartry ebbe inizio quella parte della mia vita che si potrebbe chiamare la mia vita lungo la strada. Prima di allora avevo sempre sognato di andare nel West per vedere il continente, sempre facendo piani vaghi e senza mai partire."
Explicit:
"E così in America quando il sole tramonta e me ne sto seduto sul vecchio molo diroccato del fiume a guardare i lunghi lunghi cieli sopra il New Jersey e sento tutta quella terra nuda che si srotola in un'unica incredibile enorme massa fino alla costa occidentale, e a tutta quella strada che corre, e a tutta quella gente che sogna nella sua immensità, e so che a quell'ora nello Iowa i bambini stanno piangendo nella terra in cui si lasciano piangere i bambini, e che stanotte spunteranno le stelle, e non sapete che Dio è Winnie Pooh?, e che la stella della sera sta tramontando e spargendo le sue fioche scintille sulla prateria proprio prima dell'arrivo della notte che benedice la terra, oscura tutti i fiumi, avvolge le vette e abbraccia le ultime spiagge, e che nessuno, nessuno sa cosa toccherà a nessun altro se non il desolato stillicidio della vecchiaia che avanza, allora penso a Dean Moriarty, penso perfino al vecchio Dean Moriarty padre che non abbiamo mai trovato, penso a Dean Moriarty."
[1] Il termine "beat" deriva da un'espressione di Hunke, scrittore amico di Ginsberg, che era solito dire “I'm beat”, ovvero “ragazzi sono fatto, sono stanco”. [...] Il termine beat generation appartiene alla sfera del costume, oltre che a quello della cultura, in cui dominano le figure degli scrittori J. Kerouac e W. Burroughs e dei poeti A. Ginsberg e Cassady, dissacranti ma lirici cantori del malessere del loro tempo. La loro esperienza, cresciuta nel clima di incertezza e delusione del secondo dopoguerra, fu punto di riferimento per molti giovani che non si riconosceva nel perbenismo della vita americana e nei valori tradizionali. Infatti i beat, alla civiltà della tecnologia e dei consumi, rigidamente conservatrice, che era l'America, opponevano il rifiuto della società e del sistema di valori vigente, e l'esaltazione dei comportamenti che la società borghese metteva al bando: l'ozio, il vagabondaggio, la droga, insieme alla spontaneità, le emozioni e l'istinto. A partire dagli anni '50, gran parte dei giovani, arrabbiati e insicuri, considerati inattivi dagli “adulti” e improduttivi dalla “società dei consumi”, scelsero un'esistenza libera ed incondizionata. [...] Su quest'individualismo e sull'insoddisfazione giovanile, va letto l'atteggiamento dei ragazzi della “generazione beat”: il linguaggio volgare, l'abbigliamento trasandato, l'alcool e la droga, fattori che guadagnarono la nomina di “gioventù bruciata”, che ebbe come idolo James Dean ed il rock and roll, un ballo fuori dai canoni fissi in cui ognuno poteva inventare i propri passi. La cultura della beat generation si irradiò nella città più anticonformista d'America, San Francisco, che ne fu il centro.
[fonte: http://doc.studenti.it/appunti/storia-dell-arte/2/beat-generation.html]
JACK KEROUAC (Lowell, 12 marzo 1922 – St. Petersburg, 21 ottobre 1969)
Kerouac è considerato uno dei più importanti scrittori statunitensi del XX secolo. Nasce nel 1922 nel Massachussets, da una famiglia cattolica di origine franco-canadese di modeste condizioni. Passa un'infanzia normale, ma la morte prematura del fratello Gerard lo colpisce profondamente, conferendogli una sensibilità particolare per il tema della morte e contribuendo a rafforzare i rapporti con la madre che, nonostante fughe, avventure e matrimoni, rimarrà sempre la persona più importante della sua vita. Ai tempi del liceo, si distingue per le sue grandi doti di sportivo, che gli consentono di iscriversi, grazie ad una borsa di studio per meriti atletici, alla Columbia University di New York. Un incidente sul campo di football stronca la sua carriera di giocatore, aprendo la via alla sua vocazione di scrittore. Negli ambienti del Greenwich Village, incontra gli uomini con i quali farà le esperienze culturali e personali di cui si nutre la sua arte e tutta la sua vita: William Burroughs, Allen Ginsberg e Neal Cassady. Nel 1942, si arruola nella marina mercantile, avventura che finisce già nel 1944, quando, coinvolto in una vicenda a sfondo omosessuale terminata in omicidio, viene arrestato e rinchiuso in carcere per favoreggiamento. Mentre si trova in galera sposa Edie Parker, che poco dopo pagherà la cauzione per lui. Non si sa se sia stato un matrimonio di convenienza, ma sta di fatto che la coppia si scioglie pochi mesi dopo la libertà conquistata. Fino al 1957, anno in cui pubblica “Sulla strada” (che divenne il manifesto della “Beat Generation” [1] e resta forse la sua opera più riuscita anche per la novità stilistica di creare una prosa «spontanea», sul modello della libera improvvisazione del jazz), Jack Kerouac viaggia attraverso l'America, il Messico e fino a Tangeri, prima con Neal Cassady, poi da solo. Incontra i poeti della cosiddetta "San Francisco Renaissance", tra cui Robert Duncan, Gary Snider e Philip Whalen, e scrive la sua prima raccolta di poesie, struggente ed intensa come la sua personalità. I suoi rapporti con Burroughs e Ginsberg si approfondiscono, scrive molto e sopravvive grazie a lavori saltuari e agli aiuti della madre. La sua religiosità infantile di cattolico si incontra con il buddhismo. Nel 1958 scrive “I sotterranei”, un’allucinata cronaca poetica della vita dei beat di San Francisco e “I vagabondi del Dharma”, che documentano l’interesse di Kerouac per le filosofie orientali e ripeterono il successo di “Sulla strada”. Il successo di pubblico e il significativo miglioramento delle condizioni economiche frutto della popolarità di "Sulla strada" non sembrano portare serenità a Kerouac, anzi. I rapporti con Burroughs, Cassady e Ginsberg si fanno progressivamente sempre più difficili. Gli amici si coinvolgono profondamente nelle ribellioni anti istituzionali e contro la guerra nel Vietnam, assumono una sorta di leadership morale nel movimento giovanile degli anni Sessanta per l'espansione della coscienza attraverso l'uso di psichedelici. Jack si sente progressivamente sempre più isolato, viene confuso nell'immagine pubblica con i propri personaggi, la critica non lo apprezza. Una naturale e profonda timidezza, che sembra a volte nutrita di impulsi autodistruttivi, si trasforma in pubblico in grande aggressività. L'influenza del perbenismo della madre, con la quale vive, si rafforza e Kerouac, che non riconosce la continuità tra sé e la nuova generazione in rivolta, si distacca dai vecchi amici, accusandoli di essere caduti in un tranello comunista, dichiara il proprio patriottismo e difende l'intervento americano in Vietnam. Nel 1961, stanco di essere una figura pubblica, si isola, seguendo un altro suo modello letterario, il Thoreau di Walden, in una capanna non lontana dalla costa della California, dove compone uno dei suoi romanzi più intensi, dominato da un forte senso musicale della lingua: “Big Sur” (1962), bilancio di una sconfitta che si riscatta nella novità della scrittura. Il ricorso all'alcol diventa sempre più sistematico, fino al 1969, quando, per complicazioni dovute all'alcolismo, un attacco di ernia chiude un'esperienza umana che sembra segnata dal riconoscimento del primo e fondamentale principio del buddhismo: che la vita umana è essenzialmente dolore.
Sito web ufficiale: www.jackkerouac.com
Romanzi:
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The Sea is My Brother
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Orfeo emerso (Orpheus Emerged)
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E gli ippopotami si sono lessati nelle loro vasche (And the Hippos Were Boiled in Their Tanks), scritto con William S. Burroughs
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La città e la metropoli (The Town and the City)
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Sulla strada (On the Road)
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La nuit est ma femme, scritto in francese
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Il dottor Sax (Doctor Sax)
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Visioni di Cody (Visions of Cody)
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Pic
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Il libro dei sogni (Book of Dreams)
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Sur le chemin, scritto in francese
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Maggie Cassidy
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I sotterranei (The Subterraneans)
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Tristessa
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Visioni di Gerard (Visions of Gerard)
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I vagabondi del Dharma (The Dharma Bums)
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Big Sur
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Angeli di desolazione (Desolation Angels)
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Satori a Parigi (Satori in Paris)
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Vanità di Duluoz (Vanity of Duluoz)