top of page

Letto da noi

Ancora 1

LOLITA

Pubblicato per la prima volta a Parigi nel 1955, dopo molte controversie, “Lolita” diventa fin da subito oggetto di scandalo, a causa degli spinosi argomenti di cui tratta. Può essere difatti considerato uno dei libri più fraintesi, vittima di una campagna di censura basata su ipocrisia e lettura superficiale.

Il romanzo è la trascrizione delle memorie di Humbert Humbert, professore di letteratura francese, trentasettenne, che, dalla prigione, scrive in tono estremamente ironico, cinico e acuto la storia della sua perversione. Da “coscienziosissimo cronista” quale si propone di essere, riporta i fatti che lo portarono, tra il 1947 e il 1949, a stringere una relazione con Dolores Haze, una dodicenne attraente e ribelle, una "ninfetta" (geniale invenzione linguistica di Nabokov), e viaggiare insieme a lei in lungo e in largo per gli Stati Uniti, punteggiando il percorso con più di quattrocento tappe tra alberghi, motel e rifugi per camionisti. Humbert è conscio sin dalla giovinezza del suo interesse per le ragazzine e con lucidità racconta la passione consapevolmente malata ma imprescindibile per Lolita. L’evidenza della disperazione e dello squallore di Humbert, se non simpatico, ce lo rende di sicuro patetico: molte delle sue pazzie più che scandalizzare deprimono. Il finale non manca di una nota di colore “romanzesco”, ma non si arriva al pathos della tragedia perché il sarcasmo di Humbert (e di Nabolov) fa sbiadire ogni accento drammatico.

“Lolita” va molto al di là dell’argomento tabù della pedofilia. Prima di tutto, è un capolavoro letterario senza tempo, in cui, al di là dell’idea veicolata senza sottintesi dal contesto, l’erotismo non viene in alcun modo approfondito didascalicamente. L’autore, convinto che qualunque argomento possa assumere valenza artistica se trattato con i dovuti accorgimenti, riesce ad evitare di indulgere in descrizioni esplicite, dando vita ad un romanzo che porta in campo istanze psicologiche e morali, fortemente attento allo stile, alle parole, al loro suono e significato. Lo stile di scrittura elevato e il continuo ricorso del narratore all'ironia e ai giochi di parole trasforma la tragedia di Dolores in una tragicommedia. La consapevolezza di Humbert della propria patologia mira a stabilire un contatto empatico con il lettore e a ricercarne il perdono.

Incipit:

"Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo-li-ta: la punta della lingua compie un percorso di tre passi sul palato per battere, al terzo, contro i denti. Lo. Li. Ta.

Era Lo, semplicemente Lo al mattino, ritta nel suo metro e quarantasette con un calzino solo. Era Lola in pantaloni. Era Dolly a scuola. Era Dolores sulla linea tratteggiata dei documenti. Ma tra le mie braccia era sempre Lolita."

Nelle prime righe della postfazione al romanzo che Nabokov scrisse nel 1956 e che da allora viene allegata a tutte le successive edizioni di "Lolita". lo scrittore racconta la primissima ispirazione del suo libro:

“Il primo, piccolo palpito di “Lolita” mi percorse alla fine del 1939 o all'inizio del 1940, a Parigi, in un periodo in cui ero costretto a letto da un violento attacco di nevralgia intercostale. A quanto ricordo, l’iniziale brivido di ispirazione fu in qualche modo provocato da un articolo di giornale su una scimmia del Jardin des Plantes, la quale, dopo mesi di blandizie da parte di uno scienziato, aveva fatto il primo disegno a carboncino dovuto a un animale: il bozzetto rappresentava le sbarre della gabbia della povera creatura. L’impulso che qui registro non aveva alcun nesso testuale con le successive concatenazioni di pensieri, i quali sfociarono, tuttavia, in un prototipo di questo mio romanzo, un racconto di una trentina di pagine”.

Trasposizioni cinematografiche:

  • Tra i primi grandi estimatori del libro ci fu l’allora giovane regista Stanley Kubrick, che dopo una gestazione molto complicata, riuscì a portare sullo schermo la prima trasposizione cinematografica di “Lolita” nel 1962. La sceneggiatura venne scritta con lo stesso Nabokov, anche se poi pesantemente rimaneggiata da Kubrick. Nel film il protagonista Humbert è interpretato dall’attore teatrale James Mason (dopo che per il ruolo erano stati presi in considerazione anche David Niven, Errol Flynn, Peter Ustinov e addirittura Marlon Brando). La petulante madre di Lolita, Charlotte Haze, è interpretata da Shelley Winters, che con i suoi capricci da diva causò non pochi problemi durante la realizzazione del film. Per il ruolo di Lolita, nonostante l’imbarazzo della vicenda narrata, si presentarono oltre 800 ragazze. Alla fine la parte andò alla quattordicenne Sue Lyon, Miss Sorriso per la contea di Los Angeles, molto apprezzata sia da Kubrick sia dal produttore James B. Harris, oltre che dallo stesso Nabokov. Un contributo determinante fu dato al film, una commedia nera, dall'istrionico attore Peter Sellers, nei panni di Clare Quilty (figura molto accentuata e ampliata nel film rispetto al romanzo), il drammaturgo che aiuta Lolita a scappare da Humbert. Sul set, Sellers era l’unico attore a cui era concesso di improvvisare. In una celebre intervista Stanley Kubrick spiega come, anche per lui, Lolita in fin dei conti sia una grande storia d’amore: «Beh, è certamente una delle più grandi storie d’amore, non è vero? Penso che Lionel Trilling spieghi molto bene la questione quando parla di Lolita come “la prima grande storia d’amore del ventesimo secolo”. Usa come criteri lo shock totale e lo straniamento, che gli amanti, in tutte le grandi storie d’amore del passato, hanno prodotto sulle persone intorno a loro. Se si considerano “Romeo e Giulietta”, “Anna Karenina”, “Madame Bovary”, “Il rosso e il nero”, tutti presentano un aspetto in comune: l’elemento dell’illecito, o almeno ciò che era considerato illecito al loro tempo, in ogni caso un fattore che ha causato la loro completa alienazione dalla società.»

  • Nel 1997, Adrian Lyne, già regista di “Flashdance” e “9 settimane e ½”, realizzò una nuova versione cinematografica di “Lolita”. Il film, rispetto alla pellicola di Kubrick, segue molto più fedelmente il romanzo di Nabokov e riesce a mettere esplicitamente in scena la relazione sessuale tra Humbert e Lolita. Nella pellicola vengono smussati gli aspetti più inquietanti, crudeli e oscuri della personalità del protagonista, interpretato da Jeremy Irons. Melanie Griffith veste i panni di Charlotte Haze, Frank Langella è Clare Quilty, mentre Lolita è portata sullo schermo dalla quindicenne Dominique Swain. La colonna sonora è stata composta da Ennio Morricone. Il film, proprio a causa del suo racconto esplicito, incontrò enormi difficoltà nella distribuzione e fu un flop totale al box office, nonostante abbia ricevuto l’apprezzamento del figlio di Vladimir Nabokov, Dmitri. Così come nel romanzo, nel film viene messa in scena anche la storia d’amore adolescenziale tra Humbert e Annabel, durata il tempo di una estate e guastata dalla tragica morte della ragazza per tifo. In un certo senso, la vicenda può suggerire un trauma alla base della futura pedofilia di Humbert. “Era la stessa bambina – le stesse spalle fragili e sfumate di miele, la stessa schiena nuda, serica e flessuosa, gli stessi capelli castani. Un foulard nero a pois, annodato sul petto, nascondeva ai miei occhi di attempato scimmione, ma non allo sguardo della giovane memoria, i seni immaturi che avevo accarezzato in un giorno immortale (…)”.

VLADIMIR NABOKOV (Pietroburgo, 23 aprile 1899 – Montreux, 2 luglio 1977)

Nabokov nacque nel 1899 a Pietroburgo, da una famiglia aristocratica, ricca e di grande cultura, che gli  diede un’istruzione moderna e poliglotta. Il tempo felice della sua vita russa si chiuse brutalmente con l’esilio, definitivo ed irrimediabile, nel 1919, quando, in seguito alla Rivoluzione d’ottobre, cui la sua famiglia era ostile, fuggì dalla Russia ed emigrò in Occidente. La sua formazione, dunque, è fortemente ascrivibile alla sensibilità europea, di cui seppe interpretare tempo e dilemmi senza abbandonare però quel senso del dramma tipico della cultura russa. Tra il 1926 ed il 1938, Nabokov pubblica in russo ben nove romanzi, oltre a novelle, poesie ed opere teatrali, facendosi apprezzare da critici e colleghi. La minaccia hitleriana costrinse Nabokov a passare da un esilio ad un altro: nel 1936 lasciò Berlino, (dove nel 1922 suo padre, uomo politico liberale, venne assassinato da due Russi di estrema destra e dove aveva sposato, nel 1925, Vera Slonim), alla volta di Parigi. Nel maggio 1940, anche Parigi, occupata dai nazisti, divenne troppo pericolosa per un emigrato russo sposato ad un’ebrea e Nabokov parti per gli Stati Uniti, mentre suo fratello, Serge, morirà in un campo di concentramento. In America, l’urgenza di esprimersi gli fece tentare, a 42 anni, l’impiego di una lingua che non fosse quella materna (scrisse otto romanzi in inglese). Nabokov era uno scrittore con un pubblico ristretto ma illuminato, un professore universitario, un critico, un entomologo ed un appassionato di scacchi, ma la fama arrivò con “Lolita”, il suo terzo libro in inglese, la cui pubblicazione fu fortemente voluta dalla moglie Vera controbattendo le stesse ritrosie del marito, che dal 1953 cominciò a presentare il manoscritto. Dopo che ben quattro editori americani lo avevano bollato come pornografico e rifiutato, “Lolita” fu accettato, nel 1955, dalla Olympia Press, una casa editrice statunitense specializzata in letteratura erotica (pubblicava tra gli altri i libri di Henry Miller), che aveva stabilito la propria sede a Parigi per sfuggire alla censura nazionale. Tuttavia, nel 1956 in Francia “Lolita” venne ufficialmente vietato e ritirato dalle vendite. Nabokov dovette attendere due anni prima di riuscire a rimettere in circolazione il suo romanzo: nel 1958 "Lolita" uscì negli Stati Uniti e, tre anni dopo la prima pubblicazione, il pubblico anglosassone ne decretò il trionfo, consacrandolo, anche grazie alla recensione di Graham Greene sul Sunday Times, romanzo cult, nel bene e nel male, di quegli anni '50 così puritani. Improvvisamente celebre nel mondo intero, reso ricco dalle tirature americane e dalle numerose traduzioni delle sue opere, Nabokov ritrovò, sul limitare della sessantina, i mezzi per una nuova vita: tornò in Europa e nel 1960 si trasferì definitivamente in Svizzera, a Montreux, dove prese residenza in un lussuoso albergo con vista sul lago Lemano. “È una perdita nazionale”, disse John Updike, deplorando la sua partenza dagli Stati Uniti. L’opera in inglese  continuò con cinque nuovi libri, di cui due dell’ampiezza di Lolita, anche se non conobbero altrettanto successo : “Fuoco pallido” (1962) e  “Ada o ardore” (1969). Si spense a Montreux nel 1977.          

Romanzi scritti in russo:

  • Maria (Mašen'ka)

  • Re, donna, fante (Korol', dama, valet)

  • La difesa di Lužin (Zaščita Lužina)

  • L'occhio (Sogljadataj)

  • Gloria (Podvig)

  • Risata nel buio (Kamera Obskura)

  • Disperazione (Otčajanie)

  • Il dono (Dar)

  • Invito a una decapitazione (Priglašenie na kazn)

  • L'incantatore (Volshebnik)

Romanzi scritti in inglese:

  • La vera vita di Sebastian Knight (The Real Life of Sebastian Knight)

  • Un mondo sinistro (Bend Sinister)

  • Lolita

  • Pnin

  • Fuoco pallido (Pale Fire)

  • Ada o ardore (Ada or Ardor: A Family Chronicle)

  • Cose trasparenti (Transparent Things)

  • Guarda gli arlecchini! (Look at the Harlequins!)

  • L'originale di Laura (The Original of Laura)

bottom of page