Letto da noi
IL SEGRETO DI LUCA
“Il segreto di Luca” è il secondo romanzo tra quelli scritti da Silone dopo il suo rientro in Italia, composto con insolita rapidità nel corso del 1956 e pubblicato lo stesso anno nella collana «Narratori italiani» della Mondatori. Si tratta di una sorta di romanzo giallo, cui fanno da sfondo l’ambiente contadino e il contesto culturale e temporale dell’immediato secondo dopoguerra. Il fulcro attorno a cui gira l’ingranaggio del libro è il segreto di Luca Sabatini, che, ormai vecchio, ritorna al suo paese natìo, Cisterna dei Marsi, dopo che un errore giudiziario lo aveva costretto al carcere per 40 anni. Le vicende vengono raccontate secondo uno schema narrativo incalzante, che si svolge come un puzzle i cui elementi si vanno componendo in parallelo alle indagini condotte dal co-protagonista del romanzo, il giovane Andrea Cipriani. Andrea, politico in carriera appena tornato anch'egli in paese, è deciso a scoprire quale sia il segreto di Luca, quello per il quale fu ingiustamente condannato all'ergastolo. Il motivo per cui non si fosse difeso da un’accusa falsa. E perché intorno alla sua figura, e alla sua scarcerazione, i paesani nutrano ancora tanta diffidenza e disprezzo. “Il segreto di Luca” rivela essere al contempo una storia d’amore, l’amore tormentato e impossibile tra Luca e Ortensia, una donna sposata. L’amore che diventa la forza più grande che l’uomo può contrapporre al gigante impassibile dell’esistenza. L’amore che si scopre essere unica ragione di vivere e di lottare, fino al sacrificio estremo della libertà.
Il libro parve piuttosto sorprendente a certa critica che non faceva troppo affidamento sulle capacità inventive di Silone, ritenuto dai più un narratote-saggista impegnato, un dolente testimone e, in qualche caso, addirittura solo un austero moralista. Questa storia, stando alle apparenze, poteva sembrare una svolta nell'itinerario artistico dell'autore, tanto che molti, in Italia e all'estero, credettero che Silone si fosse finalmente liberato dalla problematica ideologico-politica e che il romanzo segnasse appunto il suo distacco dai racconti cosiddetti “sociali” dell'esilio. Ma, per chi sappia guardare in profondità, “Il segreto di Luca” costituiva un altro significativo tassello nel singolare mosaico che le opere siloniane andavano costruendo: il difficile nesso tra l'uomo e la società non meno che tra l'uomo e il suo destino. In risposta al suo presunto abbandono della tematica sociale, lo stesso Silone precisò in una lunga nota inviata ad un settimanale di New York,: « [...] Benché, lo ripeto, un giudizio esterno, d'ordine politico e sociologico, in questo libro, mi sia del tutto indifferente, ritengo che non lo si possa definire come in un racconto che astragga totalmente dalla condizione sociale. Sarebbe tale se fosse la storia d'un Narciso, la descrizione d'un uomo che si guardava allo specchio, innamorato di se stesso; Luca era invece un uomo normale che amava una donna normale. Il loro amore tuttavia era impossibile. Perché? Ma giustamente a causa della società, di cui lui e lei erano espressione. Chi in “Il segreto di Luca” non scorge la società, somiglia a chi nel giardino zoologico cammina curvo e vede le talpe e non l'elefante: è troppo grande, occupa troppo spazio. Ma l'elefante c'è. Lo svolgersi ineguale d'un amore, l'ostacolo del matrimonio, il maturare d'una passione senza apparente via d'uscita, il processo, l'accettazione dell'ergastolo, la separazione dei coniugi, l'ostilità dei paesani, l'amicizia, la fedeltà, questi fatti, che costituiscono la trama del racconto, sono tutti fatti sociali. É ancora la stessa società di “Fontamara”, trivellata fino a un livello che prima non avevo esplorato. É la preistoria di “Fontamara”. Se non rischiasse di apparire dettato da un gusto del paradosso, direi che “Il segreto di Luca” è il più sociale dei miei libri. »
Il segreto di Luca, pur nella disparità delle valutazioni, ebbe un successo straordinario, di pubblico e di critica. Nel giro di appena un anno, fu tradotto in dieci Paesi e ampiamente citato su giornali e periodici di numerosi altri. La stampa d'ispirazione comunista, questa volta, osservò la regola del silenzio e non quella del dileggio. Alto fu anche l'indice di ascolto della versione televisiva curata da Ottavio Spadaro in collaborazione con Diego Fabbri e trasmessa dalla prima rete RAI nel maggio-giugno 1969.
Incipit:
"Con passo lento ma regolare, il vecchio salì l'ultimo tratto della ripida e rocciosa scorciatoia. Dove questa si ricongiungeva con la strada rotabile, sopra un piedestallo di pietra si ergeva una grande croce di ferro. L'uomo vi si fermò accanto per riprendere fiato e asciugarsi il sudore. Dietro alla croce una donna stava accoccolata per terra. Era una giovane contadina vestita di nero con una tovagliola bianca sulla testa. Non era chiaro se riposasse o pregasse. Accanto teneva una grande cesta di peperoni rossi. Sul piedestallo della croce vi erano scolpite queste parole: Ricordo della Missione dei PP. Passionisti – Quaresima 1900."
IGNAZIO SILONE (Pescina, 1º maggio 1900 – Ginevra, 22 agosto 1978)
La figura di Ignazio Silone, pseudonimo di Secondino Tranquilli, si staglia nitidamente nel panorama politico-letterario del ‘900. Nel secolo degli opposti totalitarismi, che tante illusioni, morti e disgrazie avrebbero portato all'umanità, SiIone riuscì a contrapporsi, lucidamente come pochi, sia al fascismo che al comunismo. La sua attività creativa, unita a quella di pubblicista, gli diede vasta notorietà all'estero, rendendolo uno degli intellettuali italiani più conosciuti e letti in Europa e nel mondo intero, riconosciuto per la sua capacità di non cedere alle lusinghe del potere né alle mode letterarie del momento.
Nacque il primo maggio del 1900 a Pescina dei Marsi, in provincia dell'Aquila. Perdette il padre, piccolo proprietario terriero, nel 1914 e la madre nel terremoto della Marsica all'inizio del 1915. Compì i primi studi al paese natio, quindi frequentò il Liceo a Reggio Calabria. A 17 anni interruppe gli studi per trasferirsi a Roma e immergersi nella lotta politica, divenendo tra il 1919 e il 1921 membro della segreteria dell'Unione Socialista romana e direttore de L'Avanguardia, il settimanale dei giovani socialisti. Al Congresso di Livorno (1921) aderì al Partito Comunista e fu attivo dirigente della Federazione Giovanile. Dopo l'avvento del fascismo, fu accanto ad Antonio Gramsci come attivista clandestino. Intorno al 1930 si staccò dal movimento comunista, in disaccordo sull'espulsione di Trotsky e Zinov'ev ed in opposizione alla svolta politica staliniana, che aggravava il carattere tirannico dell'organizzazione comunista internazionale. Ne derivò una profonda crisi, che investì le basi ideologiche su cui si fondava la sua azione politica, risuscitando in lui gli impulsi cristiani e liberatori da cui era partita la sua contestazione iniziale. In seguito all'arresto del fratello si rifugiò all'estero: dopo un breve soggiorno in Francia, si stabilì prima a Locarno, quindi a Zurigo, dove restò per quindici anni, fino all'autunno del 1944, dedicandosi all'attività letteraria e proseguendo la lotta antifascista. Di questo periodo è la stesura di “Fontamara”, uscita in tedesco a Zurigo nel 1933. Seguiranno “Pane e vino”, in inglese (1936) e poi in tedesco (1937); successivamente, ancora in tedesco, “La scuola dei dittatori” (1938), “Il seme sotto la neve” (1941) e l'opera teatrale “Ed egli nascose” (1944). Dopo la liberazione tornò in Italia, a Roma, dove sposò l'irlandese Darina Elisabeth Laracy conosciuta in Svizzera ed entrò nel Partito Socialista. Dal 1945 al 1946 diresse l'Avanti! e venne eletto all'Assemblea Costituente per il PSIUP in Abruzzo. Nel 1947 fondò Europa Socialista che diresse fino al 1949. Dopo la scissione che segnò il distacco dell'ala socialdemocratica del Partito Socialista (1948), Silone non seguì alcuno dei partiti rivali, pur manifestando la sua solidarietà con l'ideale del socialismo democratico. Dalla sua ritrovata dedizione all'attività letteraria e pubblicistica uscirono nuovi romanzi e saggi: “Una manciata di mare” (1952), “Il segreto di Luca” (1956), “La volpe e le camelie” (1960), “Uscita di sicurezza” (1965), “L'avventura d'un povero cristiano” (1968). Abbandonata del tutto l'attività politica attiva, nel 1956 fondò e diresse la rivista Tempo presente (1952-1968) e presiedette l'Associazione Italiana per la Libertà della Cultura. Il 22 agosto 1978, dopo una lunga serie di malattie, morì a Ginevra.
Di sé ha detto: «Sono nato e cresciuto in un comune rurale dell'Abruzzo, in un'epoca in cui il fenomeno che più mi impressionò, appena arrivato all'uso della ragione, era un contrasto stridente, incomprensibile, quasi assurdo, tra la vita privata e familiare, ch'era, o almeno così appariva, prevalentemente morigerata e onesta, e i rapporti sociali, assai spesso rozzi odiosi falsi.»
Opere - Narrativa
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Fontamara (1930)
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Un viaggio a Parigi (1934)
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Vino e pane (1936)
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La scuola dei dittatori (1938)
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Il seme sotto la neve (1941)
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Una manciata di more (1952)
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Il segreto di Luca (1956)
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La volpe e le camelie (1960)
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L'avventura di un povero cristiano (1968) [vincitore Premio Campiello]
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Severina (1971)