Letto da noi
IL SISTEMA PERIODICO
La passione per la chimica ha modellato la forma mentis di Primo Levi (che era chimico industriale) e lo ha accompagnato per tutta la vita: la considerava un modo per comprendere il mondo, la «risposta agli interrogativi che la filosofia lascia irrisolti».
“Il sistema periodico”, uscito nel 1975, è una raccolta di racconti, alcuni autobiografici e altri di fantasia, associati ciascuno a un elemento chimico. Il titolo del libro deriva infatti dalla tavola periodica degli elementi ideata nel 1869 dal chimico russo Dmitrij Ivanovič Mendeleev, che li dispose secondo il loro peso atomico progressivo. Dice a tal proposito l'autore: «Dopo Mendeleev ci si accorge che la materia è ordinata, non è disordinata, e quindi si ha ragione di supporre che l’intero universo sia ordinato e non disordinato. Per questo mi è piaciuto questo ambiguo titolo, anche se non dice molto a molti, e l’ho scelto come ordinatore di questi racconti. »
L'opera venne eletta nel 2006 dalla Royal Institution di Londra il "più bel libro di scienza mai scritto".
In questi 21 racconti, Levi intreccia tra loro tre macrostorie: la sua personale, dall'adolescenza all'età adulta; quella della sua generazione, calpestata dal fascismo e dalla guerra mondiale; quella dei chimici, che lottano con la materia per carpirne i segreti e piegarla.
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Argon descrive l'infanzia dell'autore, la comunità degli ebrei piemontesi e la loro lingua.
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Idrogeno narra la storia di due ragazzini che sperimentano l'elettrolisi.
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Zinco descrive la prima esercitazione di laboratorio in università.
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Ferro parla dell'amicizia con Sandro, morto nell'aprile 1944 per mano dei fascisti: Levi ricorda come egli suscitò l'interesse per la chimica in Sandro e come quest'ultimo gli avesse invece fatto conoscere la montagna ed il piacere delle cose pratiche.
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Potassio racconta un'esperienza di laboratorio dagli effetti imprevisti.
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Nichel descrive il primo impiego di Levi, subito dopo la laurea, nei laboratori chimici di una miniera.
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Piombo è il racconto di un cavatore di piombo che si stabilisce in un villaggio vicino a Carbonia.
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Mercurio racconta la vita del caporale Abrahams sull'isola Desolazione, un'isola vulcanica fittizia distante 1200 miglia a sud-ovest di Sant'Elena.
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Fosforo riporta la sua seconda esperienza di lavoro da chimico in una fabbrica che produceva estratti ormonali, ma vi descrive anche l'incontro con la collega Giulia, di cui si innamora, ma che si sposa con un altro.
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Oro racconta la cattura e la prigionia da partigiano di Levi.
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Cerio descrive come Levi e l’amico Alberto Dalla Volta lavorino dei cilindretti di cerio trovati nel laboratorio del lager per produrre acciarini e, grazie alla loro vendita, riescano a procurarsi il pane che avrebbe permesso loro di sopravvivere fino alla liberazione.
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Cromo racconta come furono recuperate delle vernici impolmonite (solidificate).
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Zolfo racconta di un chimico in un'industria che riesce ad evitare un'esplosione.
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Titanio mostra il punto di vista di una bambina di nome Maria che dialoga con un uomo che sta dipingendo i mobili e le sedie della casa.
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Arsenico racconta la storia di un vecchio ciabattino a cui un giovane concorrente regala mezzo chilo di zucchero, che si scopre, dopo averlo fatto analizzare, contenere dell’arsenico.
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Azoto descrive Levi che cerca per conto di un cliente di ricavare senza risultato l'allossana, un composto utilizzato nei cosmetici.
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Stagno racconta la difficoltà di Primo Levi che, dopo essersi licenziato dalla fabbrica di vernici, comincia a produrre con Emilio, un collega, dicloruro di stagno in un laboratorio chimico casalingo.
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Uranio riporta l'incontro di Levi, in qualità di SAC (servizio assistenza clienti) per un'azienda, con Bonino, il quale sosteneva di aver ottenuto da dei soldati tedeschi dell'uranio rivelatosi poi cadmio.
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Argento parla dell'incontro tra Levi ed il suo compagno di università Cerrato.
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Vanadio riporta un problema della fabbrica di vernici nella quale lavora causato da una resina importata dalla Germania: contattata l'azienda produttrice, Levi entra in contatto con Muller, il capo del laboratorio chimico di Auschwitz, con il quale inizia una corrispondenza privata, da cui emergono i rimorsi del chimico tedesco.
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Carbonio narra la storia di un atomo di carbonio che si trasforma da un composto ad un altro nel corso del tempo, fino a finire nel cervello del narratore nel momento in cui scrive il punto che termina l'opera.
«La nobiltà dell'uomo, acquisita in cento secoli di prove e di errori, era consistita nel farsi signore della materia, e io mi ero iscritto a Chimica perché a questa nobiltà mi volevo mantenere fedele. Vincere la materia è comprenderla, e comprendere la materia è necessario per comprendere l'universo e noi stessi: e quindi il Sistema Periodico di Mendeleev [...] era una poesia.»
(da Ferro)
PRIMO LEVI (Torino, 31 luglio 1919 – Torino, 11 aprile 1987)
Scrittore, chimico, partigiano e superstite dell'Olocausto, autore di saggi, romanzi, racconti, memorie e poesie.
Nato a Torino, i suoi antenati erano ebrei piemontesi provenienti dalla Spagna e dalla Provenza. Il padre Cesare, anche se spesso lontano per lavoro, esercitò sul figlio una profonda influenza, trasmettendogli l’interesse per la scienza e la letteratura. Dopo essersi diplomato al Liceo classico Massimo d'Azeglio, si iscrisse al corso di laurea in chimica presso l'Università di Torino, dove si laureò con lode nel 1941, nonostante, a causa delle leggi razziali entrate in vigore in Italia nel 1938, avesse avuto difficoltà a trovare un relatore per la sua tesi (il diploma di laurea riporta la precisazione anagrafica: «di razza ebraica»). Trovato un impiego presso una fabbrica svizzera di medicinali, nel 1942 si trasferì a Milano, dove venne in contatto con ambienti antifascisti militanti ed entrò nel Partito d'Azione clandestino. Rifugiatosi in montagna con il nucleo partigiano operante in Valle d'Aosta, il 13 dicembre 1943 venne arrestato dalla milizia fascista e inviato nel campo di raccolta di Fossoli, presso Carpi. Il 22 febbraio 1944 Levi, insieme a altri 650 ebrei, venne caricato su un treno merci con destinazione Polonia. Dopo un viaggio che durò cinque giorni, fu qui registrato come häftling (prigioniero) numero 174517 (cucito sul petto e tatuato sul braccio) e, per il fatto di essere un chimico e di conoscere il tedesco, venne destinato a Monowitz, uno dei campi di concentramento del grande comprensorio di Auschwitz/Birkenau, dove i prigionieri lavoravano in una fabbrica di gomma (Buna). Qui rimase fino alla liberazione da parte dell'Armata Rossa, avvenuta il 27 gennaio 1945. Il lungo e travagliato viaggio di ritorno in Italia è narrato nel libro di memorie “La tregua”, che uscì nel 1962 e vinse la prima edizione del Premio Campiello (1963). Giunto a Torino, si riprese dal punto di vista fisico e riallacciò i contatti con i familiari e gli amici superstiti della Shoah. L’incontro con Lucia Morpurgo, che diventò sua moglie nel settembre 1947, insieme al lavoro di chimico, gli permisero di superare il momento più doloroso del ritorno e di dedicarsi alla stesura di “Se questo è un uomo”, uno dei primissimi memoriali di deportati ebrei nei campi di sterminio nazisti. Terminato nel 1947, il manoscritto fu rifiutato dalle più grandi case editrici e pubblicato dalla De Silva. Levi abbandonò quindi il mondo della letteratura e si dedicò alla professione di chimico, finché nel 1955, una mostra sulla deportazione tenuta a Torino incontrò uno straordinario riscontro di pubblico. Levi, resosi conto dell'interesse per la Shoah, soprattutto tra i giovani, iniziò a partecipare a numerosi incontri pubblici e ripropose “Se questo è un uomo” a Einaudi, che questa volta decise di pubblicarlo (nel 1958), ottenendone un successo immediato e internazionale. Nel 1965 tornò ad Auschwitz per una cerimonia commemorativa. Dopo essere andato in pensione, nel 1975, si dedicò a tempo pieno alla scrittura e agli incontri nelle scuole e nello stesso anno fece pubblicare la raccolta di racconti “Il sistema periodico”. Nel 1979 “La chiave a stella” vinse il Premio Strega e nel 1982 con “Se non ora, quando?” si aggiudicò il Premio Campiello e il Premio Viareggio. Nella raccolta di saggi “I sommersi e i salvati” (1986), tornò per l'ultima volta sul tema dell'Olocausto, cercando di analizzare con distacco la sua esperienza, chiedendosi perché le persone si fossero comportate in quel modo ad Auschwitz e perché alcuni fossero sopravvissuti e altri no.
Primo Levi venne trovato morto l’11 aprile 1987 alla base della tromba delle scale dello stabile dove viveva. Benché l'ipotesi di gran lunga più accreditata sia quella del suicidio, alcuni sostennero che la caduta potesse essere stata provocata dalle forti vertigini di cui soffriva. Il suo corpo è sepolto presso il campo israelitico del Cimitero monumentale di Torino. Dal 2012, a Primo Levi sono dedicati un albero e un cippo al Giardino dei Giusti di tutto il Mondo di Milano.
Romanzi
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Se questo è un uomo, 1947
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La tregua, 1963
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La chiave a stella, 1978
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Se non ora, quando?, 1982
Raccolte di racconti
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Storie naturali [come Damiano Malabaila e dal 1979 con il proprio nome], 1966
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Vizio di forma, 1971
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Il sistema periodico, 1975
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La ricerca delle radici. Antologia personale, 1981
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Lilít e altri racconti, 1981
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L'ultimo Natale di guerra, 1986
Saggi
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Dialogo, con Tullio Regge, 1984
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L'altrui mestiere, 1985
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I sommersi e i salvati, 1986
Sito: https://www.primolevi.it/it Il Centro Internazionale di Studi Primo Levi rivolge la sua attività a tutti i lettori di Levi in ogni parte del mondo, promuove la ricerca su Levi e raccoglie le edizioni delle sue opere e ogni forma di documentazione scritta e audiovisiva sulla sua figura e sulla ricezione dell’opera.