Letto da noi
L'ALBERGO DELLE DONNE TRISTI (BENEDICTION)
Su un'isoletta dell'arcipelago di Chloé, nel profondo Sud del Cile, sorge un insolito Albergo. Chi lo gestisce è Elena, una psichiatra che ha anche militato nella Resistenza e che a un certo punto decide di creare un luogo dove ospitare, per un periodo massimo di tre mesi, donne che hanno necessità di ritrovare loro stesse, di tagliare i ponti con dipendenze, fatiche, dolori, responsabilità.
Anche la protagonista, Floreana, va a cercare rifugio tra le pareti dell’albergo di Elena: qui, dove tutto rallenta e acquista un senso più vero, legato agli elementi naturali della terra e del mare, potrà concentrarsi solo su sé stessa e curarsi le ferite, grazie anche alla condivisione del tempo e dello spazio con le altre ospiti e all’incontro inatteso con la sola presenza maschile del romanzo, Flavian, il medico, ovviamente affascinante, del villaggio. Anche lui un animale ferito, con cicatrici profonde e mai totalmente rimarginate.
Incipit:
L’amore è diventato un oggetto sfuggente, è l’ultimo pensiero di Floreana Fabres davanti alla scritta “Benvenuti” sul grande striscione teso da una parte all’altra della strada. Lo sgangherato pullman entra in paese e Floreana guarda fuori dal finestrino, incantata dalla brillantezza dell’azzurro: si era completamente dimenticata del cielo.
Scende e si sgranchisce le gambe. Sente addosso tutto il peso di un viaggio interminabile, sommato al rollio del traghetto che collega Puerto Montt all’isola, e all’infinità di stradine sterrate avventurosamente percorse dalla corriera per raggiungere il paesello in cui si trova l’Albergo. Raccogliendo le forze, solleva la valigia e si carica lo zaino in spalla: ce la posso fare, pensa. Si guarda intorno alla ricerca della collina annunciata: l’Albergo si staglia con un’imponenza quasi spettrale sullo sfondo di un promontorio affacciato sul mare.
MARCELA SERRRANO (Santiago del Cile, 28 luglio 1951)
Tra le esponenti più autorevoli della letteratura latinoamericana moderna, la romanziera cilena Marcela Serrano è figlia di Horacio, ingegnere e saggista e di Elisa Pérez Walker, scrittrice. Raffinata esploratrice dell'universo femminile, e per questo amatissima dalle donne di tutto il mondo, definisce il suo un femminismo lontano dagli stereotipi di genere e dichiara di non aver mai pensato di fare letteratura solo per donne.
Quarta di cinque sorelle, con due di loro trascorre un anno a Parigi per studiare alla Maison des Amériques. Nel 1973, a causa del golpe militare, lascia il Cile e si trasferisce in Italia, a Roma. Nel 1977 rientra definitivamente in Cile e si iscrive alla facoltà di Belle Arti della Pontificia Università Cattolica del Cile, ottenendo il diploma in incisione nel 1983. In seguito lavora in diversi ambiti delle arti visive, vincendo anche un premio del Museo delle Belle Arti per un lavoro sulle donne del sud del Cile, ma presto abbandona queste attività. Sebbene cominci a scrivere molto presto, pubblica il suo primo romanzo, “Noi che ci vogliamo così bene”, nel 1991. Il romanzo è la rivelazione dell'anno e vince, nel 1994, il Premio Sor Juana Inés de la Cruz e il Premio Feria del Libro de Guadalajara e, nel 1996, il premio della casa editrice francese Coté des Femmes,come miglior romanzo ispanoamericano scritto da una donna. Nel 1993 pubblica “Para que no me olvides”, che ottiene il Premio Municipal de Literatura a Santiago del Cile. Nel 1995 scrive in Guatemala “Antigua, Vita Mia” e, nel 1997, “L'albergo delle donne tristi”. Dopo molte riedizioni dei precedenti romanzi, pubblica il romanzo giallo “Nostra signora della solitudine” (1999), i racconti ”Un mundo raro” (2000), “Quel che c'è nel mio cuore” (2001), finalista del Premio Planeta 2001 a Barcellona e “Arrivederci piccole donne” (2004).
È sposata a Luis Maira Arguirre, politico socialista che è stato Ambasciatore del Cile in Messico e Belize fino al 2003 e in Argentina dal 2004 al 2010. I due, che hanno due figlie, Elisa e Margarita, vivono in due appartamenti separati nello stesso palazzo, la Serrano all'ultimo piano e lui al penultimo. Perché, rivela l'autrice "... solo così riesco a stare con un uomo. Con gli altri, insieme è durata pochissimo. Con Luis, invece, vivendo separati stiamo insieme da trent'anni. Non condividiamo la casa. Ma condividiamo tutto". La tenuta dove scrive, situata a circa un'ora e mezza da Santiago, è stata ereditata dalla madre e prima di lei era appartenuta ad altre quattro madri, di cui dice: "Loro mi accompagnano. Sono i miei fantasmi". Il suo rifugio è un ardito cubo bianco progettato dalla figlia Elisa, architetta, al cui interno si trova anche una libreria gigantesca.
Attualmente dirige l'Istituto Profesional de Arte ‟Vicente Pérez Rosales” dell'Università di Santiago.
Curiosità:
Del periodo trascorso a Roma, dove si trasferì dal 1973 al 1977 a causa del golpe militare di Pinochet, ha detto: "Spesso ho dichiarato: se stai vivendo la tragedia dell’esiliato, perché l’esilio è una tragedia, il miglior posto al mondo dove vivere è l’Italia. La solidarietà che il popolo italiano ha dimostrato al popolo cileno dopo il colpo di stato è stata ammirevole, in tanti sono stati generosi! Non ringrazieremo mai abbastanza. L’Italia è un paese capace di trasmettere calore. E noi ne avevamo bisogno. Mi rammento di tante cose, come le amiche che mi vestivano, perché la mia povertà le addolorava, i dottori che mi curavano senza farsi pagare, perché non avevo la mutua, tutti quelli che ci hanno trovato del lavoro, che ci invitavano a cene luculliane, veri e propri banchetti, perché sospettavano che la nostra alimentazione fosse un po’ scarsa, e tutti quelli che ci hanno aiutato con la lingua… e tanto altro. Una parte di me rimarrà romana per sempre."
Opere:
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Noi che ci vogliamo così bene
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Il tempo di Blanca
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Antigua, vita mia
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L'albergo delle donne tristi
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Nostra signora della solitudine
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Un mundo raro (racconti)
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Quel che c'è nel mio cuore
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Arrivederci piccole donne
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I quaderni del pianto
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Dieci donne
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Adorata nemica mia
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Il giardino di Amelia
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Il mantello