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 IL TRENO PER ISTANBUL  (Stamboul Train)

“Il treno per Istanbul” esce nel 1932 ed è il quarto romanzo scritto dallo scrittore inglese Graham Greene, ma il suo primo vero successo di critica e vendite, quello che gli dette notorietà. Precede di un anno l’uscita (a puntate sul settimanale statunitense The Saturday Evening Post) di “Assassinio sull’Orient Express” di Agatha Christie; due gialli completamente diversi, ma che quasi in contemporanea filano entrambi lungo le rotaie dell’Orient Express.

“Il treno per Istanbul” appartiene a quelli che Greene chiama «divertimenti». L’autore crea un prodotto capace di stuzzicare la curiosità e accattivarsi l’apprezzamento del pubblico, ma che al contempo è un’opera stratificata, raffinatissima, con più livelli di lettura e un messaggio più profondo che emerge dalla trama del giallo.

Graham Greene sceglie, come detto, di ambientare il romanzo sul treno dell'Orient Express, che percorreva il tragitto da Ostenda, in Belgio, alla turca Istanbul, e di farvi intrecciare le vite e i destini di un gruppo di passeggeri, un vero e proprio campionario di tipi umani, ognuno salito sul treno per un motivo diverso. “Il treno per Istanbul” è una fotografia dell’Europa uscita da poco dalla Grande Guerra, con le sue contraddizioni e i suoi drammi. E Greene è il manovratore di destini dall’umorismo impassibile che rivela la profezia oscura di quello che accadrà di lì a poco. È anche un romanzo moderno per i tanti temi trattati: la razza, la povertà, la frustrazione sessuale, il fallimento politico. Su quei vagoni potrebbe viaggiare benissimo un campione della spaesata umanità di oggi. L’esplorazione etico-psicologica dei personaggi costituisce l’attualità senza tempo dell’opera di Graham Greene.

 

“C’è un treno che viaggia e attraversa mezza Europa, su questo treno un’umanità spaventata, insicura, dubbiosa, tragica e dolente. Il paesaggio fuori è invernale, innevato, poca luce quando ce n’è, rigido, freddo, deprimente. I destini dei personaggi si intrecciano fra gli stridori delle rotaie, le fermate nelle stazioni, sembrano tutti correre verso l’iceberg che li attende di lì a qualche anno.”

(dalla prefazione di Antonio Manzini alla riedizione di Sellerio)

 

Incipit:

Il commissario di bordo prese in mano l’ultimo biglietto di sbarco e osservò i passeggeri che attraversavano il molo grigio e bagnato e giravano intorno agli autocarri abbandonati, in un deserto di rotaie e di scambi. Si allontanavano con i baveri alzati e le spalle ingobbite. Sui tavolini, nei lunghi vagoni, le lampade erano accese e splendevano sotto la pioggia come una collana di perline azzurre. Una gru gigantesca fece un giro su se stessa e si abbassò; il cigolio dell’argano coprì per un momento gli scrosci incessanti dell’acqua – acqua che scendeva dal cielo nuvoloso, acqua che sciabordava contro il molo e le fiancate del traghetto della Manica. Erano le quattro e mezzo del pomeriggio.   

«Una giornata di primavera, Dio mio» disse a voce alta il commissario di bordo, cercando di dimenticare le impressioni di quelle ultime ore: il ponte bagnato, l’odore di vapore, di nafta e della Bass rancida del bar, e lo strusciare della cameriera in seta nera che portava qua e là catinelle di latta. Alzò gli occhi sulle travi d’acciaio della gru, sulla piattaforma e sulla piccola sagoma in tuta azzurra che manovrava una gran ruota, e avvertì una sensazione d’invidia alla quale non era abituato. Nove metri di nebbia e di pioggia separavano il manovratore lassù dal commissario di bordo, dai passeggeri, dal lungo rapido illuminato. Non posso sottrarmi alle loro maledette facce, pensò il commissario di bordo, ricordando il giovane ebreo con la pelliccia pesante, quello si era lamentato perché gli avevano dato una cabina a due posti; per una traversata di due trascurabili ore, tutto lì.

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GRAHAM GREENE (Berkhamsted, 2 ottobre 1904 – Corsier-sur-Vevey, 3 aprile 1991)

Graham Greene è stato scrittore, drammaturgo, sceneggiatore, reporter, critico letterario e perfino agente segreto britannico, tanto da meritarsi l’appellativo di scrittore-spia. Un letterato avventuriero, che ha varcato molte frontiere del mondo e frequentato i luoghi più disparati, da quelli altolocati e diplomatici a quelli più loschi ed equivoci, e che é stato testimone di molti degli eventi chiave della sua epoca: la guerra in Vietnam, la rivolta dei Mau-Mau, il doppio gioco della spia Kim Philby, i golpe e le rivoluzioni dell'America Centrale. Nobel mancato (fu candidato al Premio due volte, nel 1966 e nel 1967), ha scritto romanzi che sono tra i più popolari della narrativa inglese contemporanea, nei quali si sviluppano storie realistiche di guerra, spionaggio, intrighi, casi polizieschi, con personaggi tormentati e sinistri e ambientati di preferenza in luoghi esotici ma anche nella provincia inglese.

Negli anni universitari frequenta i circoli intellettuali e marxisti di Oxford e dopo essersi laureato in Storia, nel 1925, trova impiego prima come free-lance al Nottingham Journal e poco dopo riesce a farsi assumere come redattore interno a The Times. In questo periodo conosce Vivien Dayrell-Browning, docente universitaria che gli aveva corretto un pezzo dal punto di vista dottrinale e teologico, della quale si innamora e che sposa. Greene attraversa una crisi esistenziale, forse determinata dal bipolarismo di cui pare soffrisse dall’adolescenza, che tenta di risolvere rileggendo la propria vita da un punto di vista cattolico, paolino, come gli suggerisce Vivien. Nel 1926 lascia difatti il protestantesimo per convertirsi alla chiesa cattolica, ma sarà un cattolico inquieto: il suo è un Dio lontano, tanto lontano da poterci polemizzare, e la religione è per lui una ricerca disperata e un dubbio continuo. Un dubbio che però lo rende fertile dal punto di vista letterario, facendo emergere nei suoi libri, nei quali si ritrovano come temi ricorrenti la famiglia, la religione e l’impostura, tutta la complessità dell’essere umano e del dilemma morale.

Il primo successo arriva nel 1939 con “The Power and the Glory” (“Il potere e la gloria”), romanzo ispirato dalla rivoluzione militare messicana degli anni Venti, che ha come protagonista un prete cattolico alcoolista e come personaggio secondario un altro prete che, sotto il ricatto del governo fortemente anticlericale, lascia la tonaca per prendere moglie. Queste figure di sacerdoti non piace al mondo cattolico, tanto che nel 1953 la Congregazione della dottrina della fede inscrive il testo tra i libri da evitare. Presa di posizione che porta Greene a interrompere la frequentazione dei sacramenti. Anche “The Heart of the Matter” (“Il nocciolo della questione”), uscito nel 1948, pone problemi di etica e di coscienza in rapporto alla fede cristiana. Ambientato nell’Africa coloniale durante la Seconda Guerra Mondiale, riceve critiche contrastanti ma è molto apprezzato dal pubblico, specie dalle generazioni di lettori con “il mal d’Africa”, e viene portato quasi subito sul grande schermo, nel 1953. Tuttora rientra nella classifica dei migliori 100 romanzi della letteratura inglese del Novecento. L’ultima produzione di Greene - che va da “In viaggio con la zia” (1969) a “L’uomo dai molti nomi” (1988) - sembra oscillare fra l’ironia e la narrazione cronachistica.  

Il repertorio di immagini, situazioni e personaggi che crea nei suoi libri, la sua scrittura che nasce già cinematografica, identificano un clima suo proprio che è stato denominato "Greeneland”. Graham Greene è difatti uno degli autori contemporanei a cui più spesso si è rivolta l'industria cinematografica: sono almeno cinquanta i film tratti dai suoi romanzi, racconti e commedie, dei quali ha spesso curato personalmente la sceneggiatura. Tra le pellicole più celebri, “Il nostro uomo all’Avana” (1958, con Alec Guinness), “Il console onorario” (1983, con Richard Gere nella parte del giovane medico), “Fine di una storia” (1999, di Neil Jordan), le due versioni, la prima del 1958 e la più recente del 2002, di “Un americano tranquillo”, sulla guerra in Indocina. “Il terzo uomo” è stato invece il primo caso di “trasposizione inversa” nella storia del cinema, ossia di un testo letterario realizzato dalla sceneggiatura per un film: nel 1949, Graham Greene è invitato a elaborare la sceneggiatura del film, per la regia di Carol Reed e interpretato da Orson Welles, e, dopo averla consegnata, scrive in pochi giorni il breve omonimo romanzo.

Sulla sua vita privata sono state scritte molte pagine da diversi accreditati biografi, oltre a quelle autobiografiche di “Una specie di vita” (1971), e del postumo “Un mondo tutto mio”, una selezione del meticoloso diario dei sogni che Greene ha tenuto durante tutta la sua esistenza. Eppure, non si sa con certezza quale ruolo abbia avuto all’interno del servizio segreto britannico. Di sicuro collaborò con i servizi, prima a Londra in tempo di guerra, poi in Sierra Leone, a Freetown, mantenendo un rapporto con loro fino agli ultimi anni della sua vita. Senz’altro ne ricavò elementi utilissimi per la sua invenzione letteraria. Sembra invece appurato che Greene non abbia mai tradito la madrepatria, nonostante l’amicizia, mai rinnegata, con il suo superiore Kim Philby, la spia che si scoprì essere doppiogiochista al soldo del KGB e che nel 1963 fuggì in Unione Sovietica. Fu piuttosto avventuroso anche sul piano sentimentale: ebbe decine di relazioni extraconiugali (tanto che questo è il tema di molti suo romanzi, specialmente il bellissimo “La fine dell'avventura”), tra cui Chaterine Waltson per la quale lasciò moglie e figli, pur senza mai divorziare da Vivien, e Ivonne Cloetta con la quale condivise gli ultimi venti anni della sua vita.

 

Romanzi:

  • L'uomo dentro di me, 1929

  • The Name of Action, 1930

  • Rumour at Nightfall, 1931

  • Il treno d'Istanbul (Stamboul Train), 1932

  • Un campo di battaglia (It's a Battlefield), 1934

  • I naufraghi (England Made Me), 1935

  • Una pistola in vendita (A Gun for Sale), 1936

  • La roccia di Brighton (Brighton Rock), 1938

  • Missione confidenziale (The Confidential Agent), 1939

  • Il potere e la gloria (The Power and the Glory), 1940

  • Quinta colonna (The Ministry of Fear), 1943

  • Il nocciolo della questione (The Heart of the Matter), 1948

  • Il terzo uomo (The Third Man), 1950

  • L'idolo infranto (The Fallen Idol), 1950

  • Fine di una storia (The End of the Affair), 1951

  • Vince chi perde (Loser Takes All), 1955

  • Un americano tranquillo (The Quiet American), 1955

  • Il nostro agente all'Avana (Our Man in Havana), 1958

  • Un caso bruciato (A Burnt-Out Case), 1961

  • I commedianti (The Comedians), 1966

  • In viaggio con la zia (Travels with My Aunt), 1969

  • Il console onorario (The Honorary Consul), 1973

  • Il fattore umano (The Human Factor), 1978

  • Il Dottor Fischer a Ginevra, ovvero la cena delle bombe (Doctor Fischer of Geneva, or, the Bomb Party), 1980

  • Monsignor Chisciotte (Monsignor Quixote), 1982

  • Il decimo uomo (The Tenth Man), 1985 (ma scritto nel 1944)

  • L'uomo dai molti nomi (The Captain and the Enemy), 1988

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