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Letto da noi

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GLI SDRAIATI                                                                           

“Gli sdraiati” è un racconto-saggio-monologo interiore, commovente e comico, che riflette sul rapporto padri-figli nell'attuale momento storico. Il libro di Serra è un dialogo che esiste solo nella testa del padre ed un catalogo di spazi, da quelli della memoria a quelli reali. Sarcasmo e ironia sono la crosta sotto cui la voce narrante seppellisce i  dolori di questo padre che, senza corazza, armato solo del suo non-capire, non-sapere, si tende verso il figlio che gli si sottrae. Passa molto tempo ad osservarlo cercando di comprendere la sua natura, senza mai arrivare a una verità consolidata, se non di trovarsi davanti ad una strana e mai vista evoluzione della specie. Vorrebbe condividere con lui le emozioni che fanno parte della vita degli uomini, di cui si sente un "impacciato testimone". Ma per aprire un varco verso “lo sdraiato” servirebbero forse le virtù che mancano al “dopo-padre”: l'autorevolezza, la severità, la capacità di proferire quei tonanti SÌ e NO che contraddistinguevano la generazione genitoriale precedente. Tra lo scorrere delle scene tragicomiche di vita quotidiana e di reciproca ignoranza, il protagonista immagina il grande romanzo sul quale ha intenzione di impegnare gli ultimi anni della sua vita: una grandiosa epopea bellica dai toni apocalittici che vedrebbe lo scontro totale e definitivo tra gli ormai numerosissimi vecchi, più resistenti e risoluti, e i pochi sonnolenti giovani. Serra identifica nel movimento verticale una sperata esperienza salvifica. La preghiera incalzante del padre affinché il figlio lo accompagni in una scalata al Colle della Nasca, una cima brulla e spazzata dal vento a tremila metri, è il desiderio di essere sorpassato, il bisogno impellente di cambiare prospettiva e di vedere finalmente il figlio incombere alto su di lui.

Incipit:

"Ma dove cazzo sei?

Ti ho telefonato almeno quattro volte, non rispondi mai. Il tuo cellulare suono a vuoto, come quello dei mariti adulteri e delle amanti offese. La sequela interminata degli squilli lascia intendere o la tua attiva renitenza o la tua soave distrazione: e non so quale sia, dei due "non rispondo", il più offensivo. Per non dire della mia ansia quando non ti trovo, cioè quasi sempre. Ho imparato a relegarla tra i miei vizi, non più tra le tue colpe. Non per questo è meno greve da sopportare.”

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MICHELE SERRA (Roma, 10 luglio 1954)

Ha cominciato a scrivere a vent’anni sull’Unità, nella quale era entrato come dimafonista. Prima inviato, poi corsivista e commentatore, dal 1997 scrive sulla Repubblica e dal 2002 anche sull’Espresso. In passato ha collaborato a molte testate, tra le quali Epoca e Panorama. Nel 1986 comincia a dedicarsi alla satira, collaborando con l'inserto satirico de l'Unità “Tango”, diretto da Sergio Staino. Per questa sua attività vincerà quello stesso anno il Premio Satira Politica Forte dei Marmi per la sezione "Giornalismo". Viene candidato dal PCI alle elezioni europee del 1989, ma non viene eletto. Pochi mesi dopo, nel novembre 1989, esce il suo primo libro di racconti, Il nuovo che avanza. Dopo la chiusura di “Tango”, l’allora direttore de l'Unità Massimo D'Alema incarica Serra di dirigere un nuovo inserto satirico, “Cuore”, che dal 1991 diventerà settimanale a sé stante; Serra ne lascerà la direzione, ma rimanendone “garante” nel 1994. Nel 1996 inizia a collaborare con la Repubblica, dove dal 2001, oltre a essere commentatore ed editorialista, cura la rubrica fissa “L'amaca”. Nel 1997 esce, dopo tre anni di lavoro, il suo primo romanzo, “Il ragazzo mucca”. Nel 2002 vince il Premio Procida-Isola di Arturo-Elsa Morante e il Premio Gradara Ludens per il libro “Cerimonie”. Tra gli altri libri pubblicati: “Il nuovo che avanza” (1989), “Poesie per incartare l’insalata” (1993), “Canzoni politiche” (2000), “Tutti al mare” (1986), “Che tempo fa” (1999), “Tutti i santi giorni” (2006), “Breviario comico. A perpetua memoria” (2008), “L'assassino” (2013), “Gli sdraiati” (2013). 

Come autore, ha scritto testi teatrali per Antonio Albanese, Luca De Filippo, Beppe Grillo, Claudio Bisio, Milva, Davide Riondino e Andrea Brambilla. In televisione ha lavorato con Adriano Celentano, Gianni Morandi, Luciana Littizzetto e molti altri artisti. Da quattro anni è co-autore della trasmissione di Fabio Fazio "Che tempo che fa”. La madre del mostro è il suo primo libretto d’opera, ma non la prima collaborazione per il teatro musicale. Michele Dall’Ongaro ha musicato il suo racconto Jekyll. Marco Tutino ha realizzato, su testi di Serra, il melologo Peteruncino.

Opere:

  • Giorgio Gaber. La canzone a teatro (1982)

  • Tutti al mare (1986)

  • Visti da lontano (1987)

  • Ridateci la Potëmkin (1988)

  • Il nuovo che avanza (1989)

  • 44 falsi (1991)

  • Poetastro. Poesie per incartare l'insalata (1993)

  • Il ragazzo mucca (1997)

  • Maledetti giornalisti [con Goffredo Fofi e Gad Lerner] (1997)

  • Giù al Nord [con Antonio Albanese ed Enzo Santin] (1998)

  • Che tempo fa (1999)

  • Canzoni politiche (2000)

  • Pinocchio Novecento. 25 tavole a colori commentate da Michele Serra [testo di Carlo Collodi e disegni di Sergio Staino] (2001)

  • Cerimonie (2002)

  • De André il corsaro [con Fernanda Pivano e Cesare G. Romana] (2002)

  • I bambini sono di sinistra [con Claudio Bisio, Giorgio Terruzzi, Giorgio Gallione e Gigio Alberti] (2005)

  • Tutti i santi giorni (2006)

  • Psicoparty [con Antonio Albanese] (2007)

  • Breviario comico. A perpetua memoria (2008)

  • L'assassino (2013)

  • Gli sdraiati (2013)

  • Ognuno potrebbe (2015)

  • (Bi)sogni e altri demoni (2016)

  • La Sinistra e altre parole strane (2017)

  • Il grande libro delle Amache. 25 anni di storia italiana con pochi cedimenti allo sconforto (2017)

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