Letto da noi
L’ALTRA ESZTER
È un lungo sfogo, crudele e pieno di astio, quello con cui Eszter, fra le più affermate attrici teatrali nell'Ungheria del secondo dopoguerra, si rivolge a Lórinc, il grande amore della sua vita. Astio che ha motivazioni antiche perché Eszter è figlia di due persone legate da una passione profonda, ma proprio per questo esclusiva ed escludente; perché pur di origini aristocratiche e di vecchia cultura mitteleuropea la famiglia è poverissima e lei subisce tutte le frustrazioni legate a questa condizione; perché, infine, la sua compagna di scuola e di giochi è Angela Graff, incarnazione di tutto ciò che lei non è - bella, amabile e soave - e di tutto ciò che non può avere: una famiglia ricca e armoniosa, un fratello eroe, vestiti decenti, scarpe comode (non quelle tagliate in punta ereditate dalla zia Irma). E su Angela che si concentrano l'odio e la gelosia di Eszter: sentimenti tanto radicati da indurla a compiere azioni moralmente inaccettabili, come quando dal giardino della compagna porta via un giovane capriolo da lei teneramente amato e ne provoca - chi sa quanto inavvertitamente - la morte. Sarà cosi per tutta la vita: perché quando Eszter, ormai famosa, si innamora, lo farà proprio del marito della candida Angela che non comprende niente, non vede niente, non si accorge neanche per un istante come la sua "amica" provi l'incessante bisogno di vederla soffrire e non riesca a reprimere il desiderio di ucciderla.
Incipit:
“Sarei voluta uscire prima stamattina, ma dovevo aspettare Gyurica, e sai che lui è perennemente in ritardo. Avevo detto che sarebbe arrivato per le nove, ma quando l’ho visto entrare dal portone erano ormai le undici passate. Tutti hanno creduto che Gyurica fosse un educatore del popolo o un rappresentante di riviste, nonostante avesse la borsa da medico in mano. Si è fermato al centro del cortile, strizzando gli occhi in cerca del numero 39, dove era stato chiamato; le donne del ballatoio, vedendolo arrivare, sono velocemente rientrate in casa chiudendosi le porte alle spalle. Quando ci ha trovate aveva il fiatone, si è teso la fronte e ha chiesto a Gizike un bicchiere d’acqua. Riguardo al mio piede, ha detto che non era nulla di grave, dovevo solo fare degli impacchi ed evitare di camminare troppo.”
LA PORTA
È un rapporto molto conflittuale, fatto di continue rotture e difficili riconciliazioni, a legare la narratrice a Emerenc Szeredàs, la donna che la aiuta nelle faccende domestiche. La padrona di casa, una scrittrice inadatta ad affrontare i problemi della vita quotidiana, fatica a capire il rigido moralismo di Emerenc, ne subisce le spesso indecifrabili decisioni, non sa cosa pensare dell'alone di mistero che ne circonda l'esistenza e soprattutto la casa, con quella porta che nessuno può varcare. In un crescendo di rivelazioni scopre che le scelte spesso bizzarre e crudeli, ma sempre assolutamente coerenti dell'anziana donna, affondano in un destino segnato dagli avvenimenti più drammatici del Novecento.
Incipit:
“Sogno raramente. E se capita, mi risveglio di soprassalto in un bagno di sudore. In questi casi, poi, mi abbandono nel letto e medito sul potere magico e inesorabile delle notti aspettando che il cuore si calmi. Da bambina, o da ragazza, non facevo sogni, né belli né brutti, è la vecchiaia che mi trasporta senza sosta un orrore impastato di detriti del passato, che mi travolge con la sua massa via via sempre più compatta, sempre più opprimente, un orrore più tragico di ogni esperienza reale perché le cose che vedo nell’incubo non le ho mai vissute sul serio. E mi risveglio urlando i più drammatici del Novecento”
MAGDA SZABO' (Debrecen, 5 ottobre 1917 – Kerepes, 19 novembre 2007)
La Szabó è stata una delle scrittrici ungheresi più tradotte al mondo, autrice di romanzi, drammi e raccolte di poesie. La sua famiglia d'origine apparteneva al ceto borghese colto. Terminati gli studi, iniziò ad insegnare. A partire dal 1945, lavorò per il Ministero della Religione e dell'Educazione fino al licenziamento, avvenuto nel 1949, a seguito dell'insediamento del regime comunista ed al contemporaneo avvento dello stato socialista. Il suo romanzo “La porta” ottenne il Premio Betz Corporation (Stati Uniti) nel 1993 ed il Prix Femina nel 2003. Nel 2007 ricevette un premio per il miglior romanzo europeo per Via Katalin. Morì nello stesso anno a Kerepes, cittadina vicina a Budapest.
Alcune opere (bibliografia italiana):
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L'altra Ester (Az őz, 1959), trad. Lia Secci, Feltrinelli, 1964; trad. Bruno Ventavoli, L'altra Eszter, Einaudi, 2009
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Lolò, il principe delle fate (Tündér Lala, 1965), trad. Vera Gheno, Edizioni Anfora, 2005
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La ballata di Iza (Pilátus, 1963), trad. Bruno Ventavoli, Einaudi, 2006
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Abigail (Abigél, 1970), trad. Vera Gheno, Edizioni Anfora, 2007
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La porta (Az ajtó, 1987), trad. Bruno Ventavoli, Einaudi, 2007
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Via Katalin (Katalin utca, 1969), trad. Bruno Ventavoli, Einaudi, 2008
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Il Momento (A pillanat (Creusais), 1990), trad. Vera Gheno, Edizioni Anfora, 2008
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Per Elisa (Für Elise, 2002), trad. Vera Gheno, Edizioni Anfora, 2010
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La Notte dell'Uccisione del Maiale (Disznótor, 1960), trad. Francesca Ciccariello, Edizioni Anfora, 2011
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Il vecchio pozzo (Ókút, 1970), trad. Bruno Ventavoli, Einaudi editore, 2011