Letto da noi
LE NOTTI BIANCHE
Dostoevskij pubblica per la prima volta “Le notti bianche”, considerato il suo capolavoro giovanile, nel 1848, sulla rivista “Annali patrii”. Nel 1859, tornato dalla deportazione in Siberia, rimette mano alle opere precedenti all’esilio, tuttavia la versione finale de “Le notti bianche” non presenta molte modifiche rispetto alla prima edizione.
Il racconto è suddiviso in quattro notti e una conclusione, è ambientato in una Pietroburgo cupa e romantica. La narrazione si volge seguendo il dialogo e le riflessioni di un uomo, dalla natura di sognatore solitario, e della sua storia d’amore.
Nelle prime pagine del libro, lo scrittore descrive, facendo parlare in prima persona il protagonista, le strade di San Pietroburgo, i suoi palazzi, i suoi ponti, e come la città cambia a seconda delle stagioni. Il protagonista è un impiegato, un uomo solo, un sognatore, che non è riuscito mai a stringere dei legami duraturi e intimi con le persone, e che trascorre le sue notti insonni passeggiando sulle sponde del fiume di San Pietroburgo. E’ proprio durante una di queste sue lunghe camminate che ha un incontro particolare, un incontro con una donna che cambierà le sue nottate, ma anche tutta la sua vita. Nasten’ka è una ragazza che sta vivendo in maniera disperata la fine del suo amore. I due, appena incontrati, durante lo scorrere vellutato della notte, iniziano a confidarsi, a condividere i propri mali, i momenti di malinconia e di tristezza. L’impiegato, grazie alla sua compagnia comincia a sentirsi meno solo, si sente capito e riesce a percepire se stesso nel mondo reale, mentre si muove, agisce, non soltanto pensa. Ma tutto questo avviene in assenza di luce, sotto lampioni, quasi come se lui continuasse a volersi nascondere. Dal confronto con la donna, riesce a stabilire un contatto con tutto quello che lo circonda, riesce a vivere le proprie emozioni, quelle che fino ad un attimo prima aveva ignorato, da cui aveva preso le distanze, come per difendersi dal coinvolgimento e non soffrire nel caso in cui ci sarebbe stata una rottura, una perdita. Nasten’ka appare come colei che attraverso i suoi sensi, molto più sviluppati di quelli di lui, attraverso i suoi racconti e il suo sguardo, riesce a mostrargli l’alternativa, la parte mancante, quella irrazionale, che all’uomo non è ancora visibile. Ma quando lei ritorna dal suo vecchio amore, l’impiegato ritrova la casa spoglia, e le sue giornate svuotate di quel valore che Nasten’ka aveva reso al suo tempo. Così improvvisamente torna la luce, è mattino, ma quella luce invece di far risplendere le cose, sembra, paradossalmente, oscurarle.
Dostoevskij però fa proseguire il suo romanzo “Le notti bianche”, perché c’è qualcosa che perdura, che va oltre la storia, l’incontro, e la perdita, il finale è rivelato nell’impronta che lascia questo rapporto durato appena quattro notti.
“Le notti bianche” ha ispirato il film “Quattro notti di un sognatore” di Robert Bresson.
Incipit:
“Era una notte meravigliosa, una notte come forse ce ne possono essere soltanto quando siamo giovani, amabile lettore. Il cielo era così pieno di stelle, così luminoso che, gettandovi uno sguardo, senza volerlo si era costretti a domandare a se stessi: è mai possibile che sotto un cielo simile possa vivere ogni sorta di gente collerica e capricciosa? Anche questa è una domanda da giovani, amabile lettore, molto da giovani, ma voglia il Signore mandarvela il più sovente possibile nell'anima! ... Parlando d'ogni sorta di signori capricciosi e collerici, non ho potuto fare a meno di rammentare anche la mia saggia condotta in tutta quella giornata.”
FEDOR DOSTOEVSKIJ (Mosca, 11 novembre 1821 – San Pietroburgo, 9 febbraio 1881)
Fëdor Michajlovič Dostoevskij è stato uno scrittore e filosofo russo ed è considerato, insieme a Tolstoj, uno dei più grandi romanzieri e pensatori russi di tutti i tempi.
Nacque a Mosca l’11 novembre 1821, secondo di sette figli. Il padre, di origine lituana, era medico ed aveva un carattere stravagante nonchè dispotico; il clima in cui crebbe i figli era autoritario. La madre, che invece aveva un carattere allegro e semplice ed aveva educato il figlio all'amore per la musica, la lettura e la preghiera, morì nel 1837 a causa della tisi e Fedor venne iscritto alla scuola del genio militare di Pietroburgo, pur non avendo nessuna predisposizione per la carriera militare. Nel 1839 il padre, che si era dato al bere e che maltrattava i propri contadini, venne ucciso, probabilmente da questi ultimi.
Terminati gli studi alla scuola militare nel 1843, fu promosso ufficiale, ma preferì dedicarsi alla letteratura. Per aver frequentato alcuni circoli rivoluzionari, nel 1849 fu arrestato con l'accusa di cospirazione. Condannato a morte, l'esecuzione fu sospesa quando egli era già sul patibolo, e fu mandato a passare quattro anni di lavori forzati in Siberia (le esperienze dell'esilio siberiano lo segnarono fisicamente e moralmente e gli ispirarono poi "Memorie di una casa morta").
Dopo essersi sposato nel 1857, tornò a Pietroburgo e alla vita letteraria. Creò con fervore nuove opere, fra le quali “Umiliati e offesi", e "Memorie del sottosuolo", che apparvero nella rivista "Il tempo". Dostoevskij era afflitto da difficoltà finanziarie e da pessime condizioni di salute (soffriva di epilessia). Nel 1866 pubblicò il romanzo "Delitto e castigo" e, l'anno dopo, perseguitato dai creditori, lasciò, con la seconda moglie, la Russia. Durante questo periodo, nonostante i dolori (la morte della figlia Sonja) e le incessanti peregrinazioni, egli lavorò molto e scrisse "Il giocatore", "L'idiota", "L'eterno marito" e "I demonî". Tornato in patria, collaborò alla rivista conservatrice "Il cittadino" e pubblicò i romanzi "L'adolescente" e "I fratelli Karamazov", 1878-1880. Agli ultimi anni della sua vita risale anche la pubblicazione del "Diario d'uno scrittore".
Morì il 28 gennaio 1881, in seguito ad un peggioramento dell'enfisema polmonare di cui era affetto. La sua sepoltura fu accompagnata da una folla immensa.
Curiosità: a lui è intitolato il cratere Dostoevskij sulla superficie del pianeta Mercurio.
Ha detto:
“Abitiamo in un paradiso, ma non ci curiamo di saperlo.”
Romanzi:
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Povera gente
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Il sosia
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Netočka Nesvanova (incompiuto)
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Il villaggio di Stepančikovo e i suoi abitanti
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Memorie dalla casa dei morti
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Umiliati e offesi
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Memorie dal sottosuolo
-
Il giocatore
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Delitto e castigo
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L'idiota
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L'eterno marito
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I demoni
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L'adolescente
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I fratelli Karamazov
Racconti:
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Romanzo in nove lettere
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Il signor Procharčin
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La padrona
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Polzunkov
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Un cuore debole
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La moglie altrui e il marito sotto il letto
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Il ladro onesto
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L'albero di Natale e il matrimonio
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Le notti bianche
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Un piccolo eroe
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Il sogno dello zio
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Una brutta storia
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Il coccodrillo
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Bobok
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Il bambino "con la manina". Il bambino sull'albero di Natale da Gesù
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Il contadino Marej
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La mite
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Il sogno di un uomo ridicolo
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Vlas
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Piccoli quadretti
Raccolte di saggi:
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Diario di uno scrittore, 1873